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giovedì 31 dicembre 2020

Legge di Bilancio 2021

Regione Emilia Romagna: incentivi all’assunzione di persone con disabilità

Pubblicato il 31 Dic 2020 La Regione Emilia Romagna mette a disposizione un milione di euro per incentivare l’assunzione di persone con disabilità. Possono presentare domanda tutti i datori di lavoro privati, soggetti o meno all’obbligo di assunzione. L’incentivo regionale integra quanto erogato da Inps Incentivi per le assunzioni anche a tempo parziale di persone con disabilità: la Giunta regionale ha definito criteri e modalità per la concessione ai datori di lavoro e stanziato 1 milione di euro. I contributi, del Fondo Regionale per le persone con disabilità, sono stati trasferiti all’Agenzia Regionale per il Lavoro, che entro gennaio emanerà una procedura per le richieste di incentivo, integrativo e non sostitutivo di quanto già erogato dall’Inps. L’incentivo sarà riconosciuto per le assunzioni, anche a tempo parziale, e sarà graduato in base alle caratteristiche del lavoratore assunto e del datore di lavoro. Per i disabili che abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 79%, il contributo sarà erogato per assunzioni a tempo determinato di almeno 12 mesi, mentre per le persone con disabilità intellettiva e psichica che comporti una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, l’incentivo sarà corrisposto per assunzioni a tempo determinato di almeno 6 mesi. Il contributo è concesso per tutta la durata del contratto, comunque per non più di dodici mesi, ed è pari al 60% del costo salariale lordo per i datori di lavoro non soggetti agli obblighi di assunzione per legge e per quelli obbligati che assumono oltre la quota d’obbligo. E’ al 40% del costo salariale lordo, invece, per i datori di lavoro soggetti agli obblighi di assunzione di legge. In caso di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato su approvazione dell’Agenzia Regionale per il Lavoro, a integrare l’incentivo precedentemente concesso per l’assunzione a tempo determinato fino alla copertura massima del 100% del costo salariale lordo. Fonte: Regione Emilia

venerdì 11 dicembre 2020

Buoni pasto e smartworking

Nessun diritto ai buoni pasto nel caso in cui si lavori in regime di smart working. È quanto chiarisce il Responsabile della Scuola di Alta Formazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Pasquale Staropoli, sul settimanale Gente spiegando che "il buono pasto non fa parte della retribuzione del lavoratore ma rappresenta un ristoro che di norma viene riconosciuto per due ragioni concomitanti: l’orario di lavoro, deciso dal datore di lavoro non mi consente di rientrare a casa per pranzo; l’azienda non ha previsto un servizio mensa". Considerando l'essenza dello smart working, caratterizzata dall'indifferenza del datore di lavoro per la modulazione oraria della prestazione, è dunque facile comprendere perchè i buoni pasto non possono essere pretesi da quei lavoratori che operano secondo queste modalità. "La considerazione che si tratta della misura compensativa di un disagio, e non di una voce retributiva, consente di continuare a riconoscere i buoni pasto invece ai colleghi che devono recarsi in ufficio, senza che ciò possa considerarsi illegale, men che meno discriminatorio" conclude Staropoli