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venerdì 11 dicembre 2020

Buoni pasto e smartworking

Nessun diritto ai buoni pasto nel caso in cui si lavori in regime di smart working. È quanto chiarisce il Responsabile della Scuola di Alta Formazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Pasquale Staropoli, sul settimanale Gente spiegando che "il buono pasto non fa parte della retribuzione del lavoratore ma rappresenta un ristoro che di norma viene riconosciuto per due ragioni concomitanti: l’orario di lavoro, deciso dal datore di lavoro non mi consente di rientrare a casa per pranzo; l’azienda non ha previsto un servizio mensa". Considerando l'essenza dello smart working, caratterizzata dall'indifferenza del datore di lavoro per la modulazione oraria della prestazione, è dunque facile comprendere perchè i buoni pasto non possono essere pretesi da quei lavoratori che operano secondo queste modalità. "La considerazione che si tratta della misura compensativa di un disagio, e non di una voce retributiva, consente di continuare a riconoscere i buoni pasto invece ai colleghi che devono recarsi in ufficio, senza che ciò possa considerarsi illegale, men che meno discriminatorio" conclude Staropoli

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