Prima di lasciare le redini del Paese a Matteo Renzi, il governo di Enrico Letta fa
un ultimo “regalo” ai consumatori. Il primo febbraio è entrato in vigore un
provvedimento che prevede ilprelievo del 20% dai
bonifici in arrivo dall’estero e indirizzati ai conti correnti italiani. La
ritenuta d’acconto è automatica e
spetta al contribuente dimostrare che le somme non hanno natura di “compenso
reddituale” per chiedere la restituzione dell’imposta. La misura – prevista
dall’articolo 4 del dl n. 197/90 modificato dalla legge 97/2013 – è stata
subito presa di mira dalle associazioni di consumatori, che minacciano azioni
legali.
“E’
una vergogna, sadismo fiscale”, dichiara Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, annunciando che “se non ritirano questo
provvedimento lo impugneremo perché è illegale e incostituzionale:
se qualcuno lo impugnasse davanti a una commissione tributaria, infatti,
vedrebbe sicuramente riconosciuti i propri diritti”. E aggiunge: “E’ assurdo
colpire qualcuno basandosi soltanto sulla presunzione di colpa, equivale a
cacciare una persona in galera e farla uscire dal carcere se si scopre
innocente”. Inoltre “è un boomerang per lo Stato, perché farà scappare persone
e capitali”.
Le
banche, come spiegava nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore, sono obbligate dal primo febbraio ad
applicare la maxi ritenuta sui bonifici esteri da destinare all’erario. Le
specifiche applicative si trovano nel provvedimento n. 2013/151663 del
direttore dell’Agenzia delle entrate del 18 dicembre scorso e il prelievo è
frutto della decisione di considerare ogni flusso di denaro proveniente
dall’estero e diretto a persone fisiche italiane
come una componente reddituale imponibile. Si tratta quindi di una vera e
propria trattenuta, che non viene applicata solo nel caso in cui il
contribuente dimostri che l’importo non ha connotazione reddituale, ma è per
esempio destinato alla restituzione di un prestito o alla donazione di denaro.
La
dimostrazione che non si tratta di una componente reddituale, però, spetta al
contribuente. E il meccanismo è tutt’altro che semplice: prevede infatti che un
funzionario della banca riceva e valuti la dichiarazione di chi chiede la
restituzione dell’imposta. “Il prelievo va in ogni caso effettuato,
indipendentemente da un incarico alla riscossione, a meno che il contribuente
non attesti, mediante un’autocertificazione resa in forma libera, che i flussi non
costituiscono redditi di capitale o redditi diversi derivanti da investimenti
all’estero o da attività estere di natura finanziaria”, si legge nel testo che
annuncia il provvedimento. Il contribuente può quindi “richiedere
all’intermediario larestituzione dell’imposta non
dovuta o
applicata in misura superiore a quanto dovuto entro il 28 febbraio dell’anno
successivo a quello del prelievo”.
Occorre
precisare che la ritenuta non si applica alle persone fisiche che ricevono
bonifici nell’ambito della propria attività d’impresa o di lavoro autonomo,
oppure quando la riscossione non avviene tramite l’intevrento di un
intermediario finanziario. Ma i consumatori sono già sul piede di guerra. “La
ritenuta del 20% rappresenta l’ennesimo abuso di potere”, affermano Adusbef eFederconsumatori. Mentre su change.org è stata lanciata una petizione per “invitare il presidente a farsi
parte attiva nei confronti dei membri del governo competenti per l’immediata
abolizione di questa misura inefficace, inefficiente e perniciosa”.
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