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lunedì 11 novembre 2019

Corte di Strasburgo: sentenza telecamere sul luogo di lavoro (videosorveglianza)

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Il direttore del supermercato Spagnolo, dopo avere rilevato grandi incongruenze fra stock di magazzino e vendite, oltre che una perdita di incassi, in cinque mesi, di circa 82 mila euro, aveva deciso di fare installare alcune telecamere a circuito chiuso, visibili (alle uscite) e nascoste (sulle casse). I video mostrarono chiaramente i furti delle merci da parte dei dipendenti: 14 lavoratori, tra cassieri e addetti alle vendite, furono licenziati. Ma cinque di loro deciso di ricorrere alla Corte di Strasburgo. Secondo il diritto spagnolo, avrebbero dovuto essere informati preventivamente dell’installazione delle telecamere. Il ricorso puntava sulla violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sul diritto al rispetto della vita privata e familiare.
Secondo i giudici della Corte europea, però, il tribunale spagnolo ha «attentamente bilanciato» i diritti dei dipendenti sospettati di furto e quelli del datore di lavoro: il mancato avvertimento sulla sorveglianza è stato ritenuto giustificato dal «ragionevole sospetto» di una grave colpa dei cassieri e dalla grande perdita economica subita dal titolare del supermercato. Il controllo con le telecamere è stato ritenuto «proporzionato e legittimo».
Le motivazioni della Grand Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo sono condivise dal Garante italiano della Privacy che, con una nota, ha spiegato come la sentenza «da una parte giustifica, nel caso di specie, le telecamere nascoste, dall’altra conferma però il principio di proporzionalità come requisito essenziale di legittimazione dei controlli in ambito lavorativo».

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