Il rinvio al prossimo lunedì del vertice risolutorio (si spera) sulla questione degli aiuti alla Grecia è una doccia fredda per quanti ritenessero cosa fatta almeno il rilascio della tranche da 31,5 miliardi, necessaria per evitare che entro poche settimane Atene vada in default (Grecia, Eurogruppo: l’accordo non vien di notte. E adesso?).
Si è litigato un pò su tutto ieri sera, dal rinvio di due anni per il raggiungimento del 120% nel rapporto tra debito e pil, fino alla cancellazione parziale degli aiuti già concessi ad Atene, passando per le modalità di erogazione dei nuovi aiuti.
Il Fondo Monetario con Christine Lagarde resta contrario ad allungare i tempi per centrare l’obiettivo del 120%, mentre al contempo vorrebbe che i creditori pubblici, ossia BCE e governi europei, si facessero carico di ristrutturare il debito da loro detenuto, assumendosi perdite per decine di miliardi. Ipotesi respinta dalla Germania, ma anche da Finlandia, Olanda e Lussemburgo, che ritengono l’operazione politicamente impraticabile.
In ogni caso, se alla fine si concorderà per continuare ad aiutare la Grecia, si dovranno sborsare altri 31,5 miliardi e molti governi non vogliono mettere mano al portafoglio con l’erogazione di liquidi freschi. E questo, mentre Atene brucia tra proteste sociali imponenti e una politica divisa e non in grado di reggere un’eventuale ondata di nuove proteste di massa, in caso di nuovi pacchetti di austerità.
La Grecia e il Portogallo devono uscire dall’Euro: la teoria di Hans-Werner Sinn
Per questo, l’economista tedesco Hans-Werner Sinn, da sempre contrario agli aiuti, è sempre più convinto che la Grecia e il Portogallo debbano temporaneamente uscire dall’euro, svalutare le proprie monete del 30-40% e diventare così più competitive, ridando ossigeno alle loro economie e all’occupazione. Secondo Sinn, infatti, le politiche di austerità imposte dall’Europa non miglioreranno la situazione in questi Paesi, con il rischio che prima che arrivi la ripresa scoppino guerre civili. Solo se l’Eurozona accettasse l’uscita temporanea di uno stato membro, allora si potrebbe evitare il peggio.
Un’altra risposta alla crisi greca arriva dal capo divisione “business treasury, global banking & markets” del Royal Bank of Scotland, Moorald Choudhry, che ritiene necessaria la totale cancellazione del debito ellenico.
Uscita Grecia dall’Euro: le nostre constatazioni
Ipotesi estreme, forse, ma che sembrano avvalorare la previsione di un’uscita della Grecia dall’Eurozona, che le agenzie di rating non hanno mai abbandonato quale scenario realistico. Un nostro stesso articolo di qualche mese fa ha analizzato i tempi di un’eventuale “Grexit”, concludendo che il giorno ideale per un annuncio di tale portata sarebbe il 21 dicembre 2012. I Maya non c’entrano (E se la Grecia uscisse dall’euro il 21 dicembre?)
Quella data, infatti, cade di venerdì, ultimo giorno di contrattazioni settimanali in borsa. I mercati avrebbero a disposizione tutto il weekend per smaltire la mazzata, ma successivamente le piazze finanziarie rimarrebbero in gran parte chiuse per via delle festività natalizie, riaprendo del tutto solo il 27 dicembre. In sostanza, se proprio si deve fare, non ci sarebbe data migliore del 21 dicembre per annunciare l’abbandono della Grecia dall’Eurozona. Non si tratta di una vera previsione, quanto di una semplice constatazione.
E pare che l’Eurogruppo si stia impegnando per trascinare la questione fino a quel periodo, mancando oggi esattamente un mese da quella data. Ma forse alla fine si concederanno alla Grecia nuovi aiuti, pur tra borbottii e malumori palesi. Tuttavia, si tratterebbe anche in quel caso di un puro rinvio della questione. Atene non centrerà mai gli obiettivi fiscali assegnati, perché la sua economia andrà in recessione anche nel 2013 e di ben 4 punti percentuali del pil. E forse anche nel 2014 non si vedrà un ritorno alla crescita, in un circolo vizioso di tagli/aumenti di imposte – calo del pil – aumento del deficit fiscale. E non si può immaginare che i cittadini greci siano disposti ad accettare nuove misure di austerità, perché lo scoppio di una guerra civile sarebbe più che probabile. Ecco, quindi, che se non il 21 dicembre, in una qualche data si dovrà prendere atto che Atene non potrà mantenere gli impegni assunti con la Troika (UE, BCE e FMI). L’uscita dall’euro resta un’ipotesi reale e non scolastica. E non solo per la Grecia.
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