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lunedì 23 dicembre 2013

Ops! Aumenta il costo del lavoro.

Rincara il costo del lavoro, per aziende e lavoratori. Dal 1° gennaio, infatti, datori di lavoro e dipendenti dovranno versare un’aliquota contributiva aggiuntiva pari allo 0,5% (0,33% a carico dei datori di lavoro e 0,17% a carico dei lavoratori) finalizzata all’avvio del fondo di solidarietà presso l’Inps. Il rincaro interessa le aziende e i settori non coperti dalle norme sull’integrazione salariale. Previsto inoltre un “premio” ai call center che hanno stabilizzato i lavoratori a progetto. Nell’anno 2014, infatti, potranno usufruire del bonus di un decimo della retribuzione erogata ai Co.Co.Pro. assunti negli anni passati e ancora in forza al 31 dicembre 2013.
 
Daniele Cirioli - Italia Oggi, pag. 31
 
 

venerdì 20 dicembre 2013

INPS: nuove modalità di invio della comunicazione obbligatoria di inizio attività per il lavoro accessorio.

http://www.dplmodena.it/20-12-13Inps177.html

L'INPS, con circolare n. 177 del 19 dicembre 2013, informa che a partire dal 15 gennaio 2014, le comunicazioni di inizio attività relative all’impiego dei voucher cartacei distribuiti dalle sedi territoriali dell’INPS, contenenti i dati riferiti all’attività lavorativa affidata al prestatore (luogo e periodo della prestazione) nonché i dati anagrafici del committente e del prestatore, dovranno essere effettuate esclusivamente on-line, tramite i seguenti canali, già attivi per i voucher distribuiti da tabaccai, uffici postali e Banche popolari:
procedura informatica già disponibile sul portale del sito www.inps.it; accessibile, dal sito dell’Istituto, tramite i seguenti percorsi alternativi:
 
- Per i committenti muniti di PIN: Servizi On Line - Lavoro Occasionale Accessorio - Committenti/Datori di Lavoro (accesso con PIN);
 
- Per i possessori di voucher (accesso con codice fiscale e codice di controllo): Servizi On Line - Lavoro Occasionale Accessorio - Attivazione voucher INPS;
 
- Per i delegati: Servizi On Line - Lavoro Occasionale Accessorio - Consulenti associazioni e delegati (accesso con PIN).
 
Nei menù delle relative aree dedicate sarà disponibile la nuova voce “Attivazione voucher INPS”.
Tramite la nuova funzionalità sarà possibile inserire i dati delle prestazioni di lavoro, completi di dati anagrafici del prestatore, data inizio, data fine e luogo della prestazione, e attivare i voucher cartacei INPS associati alla prestazione indicata.
- Contact Center INPS-INAIL al numero 803164 gratuito da telefono fisso, oppure da cellulare al n. 06164164, con tariffazione a carico dell’utenza chiamante;
- Sede INPS.
Al fine di consentire un graduale accesso all’utilizzo esclusivo della modalità telematica ed agevolare il più possibile la fruizione dei servizi da parte dell’utenza che si avvale dei voucher cartacei distribuiti dalle Sedi INPS, è prevista una fase transitoria per il periodo fino al 14 gennaio 2014, durante la quale sarà possibile trasmettere le comunicazioni/variazioni delle prestazioni lavorative sia attraverso i canali INPS sia tramite il fax INAIL o il sito www.inail.it/Sezione Servizi on line.
A decorrere dal 15 gennaio 2014, la dichiarazione di inizio attività lavorativa e le comunicazioni di eventuali variazioni, dovranno essere comunicate direttamente all’INPS ed esclusivamente con modalità telematica. Dalla medesima data cessa, inoltre, l’adempimento diretto a carico dei beneficiari della comunicazione all’Inail e di conseguenza non saranno più operativi il fax INAIL e la sezione del sito www.inail.it che saranno disattivati.

mercoledì 18 dicembre 2013

Somministrati esclusi dal computo dei 15 solo se entro i limiti del CCNL: Sentenza Cassazione.


Il D.Lgs. n° 276/2003 esclude i lavoratori in somministrazione dal computo dei 15 dipendenti ai fini della tutela reale ex art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Ma l’impiego di tali lavoratori in violazione delle norme del contratto collettivo applicato dall’azienda fa si che i lavoratori in eccesso siano computati nella dimensione aziendale ai fini della tutela reale.
La Corte di Cassazione, con la Sentenza n° 26654 del 28/11/2013, ha precisato che l’utilizzo di lavoratori in somministrazione in numero superiore ai limiti previsti dal CCNL applicato dall’azienda costituisce “frode alla legge” e tali contratti devono intendersi stipulati per eludere la norma di legge che tutela con la reintegra i lavoratori illegittimamente licenziati. Pertanto, nel caso in specie, considerando i somministrati impiegati in più rispetto ai limiti del CCNL l’azienda supera il limite dei 15 dipendenti e alla stessa i giudici applicano la tutela reale, imponendo all’azienda la reintegra del lavoratore illegittimamente licenziato.

Che risvolti può avere ai fini delle assunzioni obbligatorie?

martedì 17 dicembre 2013

Flussi d'ingresso: parte da oggi la precompilazione dei moduli per lavoratori non comunitari

Decreto Flussi 2013 
A partire dalle ore 8:00 del 17 dicembre 2013 sono disponibili per la pre-compilazione i moduli per la presentazione delle domande di cui al DPCM 25 novembre 2013.
A partire dalle ore 9:00 del 20 dicembre 2013 saranno aperti i termini per l'invio delle domande.
I moduli saranno disponibili fino al termine di 8 mesi dalla data di pubblicazione del decreto. Elenco dei modelli di domanda:
·                                 Modelli A e B per i lavoratori di origine Italiana residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile,
·                                 Modello VA conversioni dei permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale in permesso di lavoro subordinato,
·                                 Modello VB conversioni dei permessi di soggiorno per lavoro stagionale in lavoro subordinato,
·                                 Modello Z conversione dei permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale in lavoro autonomo,
·                                 Modello LS conversioni dei permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati da altro Stato membro dell'UE in permesso di lavoro subordinato,
·                                 Modello LS2 conversioni dei permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati da altro Stato membro dell'UE in lavoro autonomo,
·                                 Modello LS1 richiesta di Nulla Osta al lavoro domestico per stranieri in possesso di un permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo,
·                                 Modello BPS richiesta nominativa di nulla osta riservata all'assunzione di lavoratori inseriti nei progetti speciali.



Fonte:
- Ministero del Lavoro

Min.Lavoro: modalità operative per la presentazione del Prospetto Informativo disabili

La Direzione Generale per le Politiche dei Servizi per il Lavoro, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con nota n. 16522 del 12 dicembre 2013, comunica le modalità di presentazione del prospetto informativo per gli obblighi occupazionali dei disabili relativo all'anno 2013.
Il Prospetto informativo, che dovrà essere presentato dal 10 gennaio al 15 febbraio 2014, è una dichiarazione che le aziende con 15 o più dipendenti, costituenti base di computo, devono presentare al servizio provinciale competente, indicando la propria situazione occupazionale rispetto agli obblighi di assunzione di personale disabile e/o appartenenti alle altre categorie protette, insieme ai posti di lavoro e alle mansioni disponibili.
E' appena il caso di evidenziare che la legge di riferimento è l'articolo 9, comma 6, Legge 12 marzo 1999 n. 68, e non, come erroneamente indicato nella nota, la "legge 12 marzo 1968".

Fonte:
Ministero del Lavoro

Associazione in partecipazione con apporto di solo lavoro: Sentenza Cassazione

Corte di Cassazione Sentenza n. 26522 del 27 novembre 2013

Laddove venga resa una prestazione lavorativa inserita stabilmente nel contesto dell'organizzazione aziendale, senza partecipazione al rischio d'impresa e senza ingerenza ovvero controllo dell'associato nella gestione dell'impresa stessa, il rapporto di associazione in partecipazione deve essere assimilato al rapporto di lavoro dipendente. Ecco quindi che, se la quota dell'associato in partecipazione è calcolata sui ricavi lordi, il rapporto si configura quale rapporto di lavoro dipendente e non di lavoro autonomo.

domenica 8 dicembre 2013

Il nuovo ISEE

L'ISEE serve a valutare la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l'accesso alle prestazioni (in moneta e servizi) sociali e sociosanitarie erogate dai vari livelli di Governo (dalla mensa scolastica alle tasse universitarie).

Serve per fissare tariffe differenziate oppure per la fissazione di soglie oltre le quali non è ammesso l’accesso alle prestazioni.

La riforma dell’ISEE, introdotta dal decreto “Salva Italia”, è necessaria per rendere più corretta la misurazione della condizione economica delle famiglie, ridurre le sperequazioni nell’accesso alle prestazioni e rafforzare il sistema di controllo.

Il nuovo ISEE:
o       Considera tutte le forme di reddito, comprese quelle fiscalmente esenti;
o       Migliora la capacità selettiva dando un peso più adeguato alla componente patrimoniale;
o       Considera le caratteristiche dei nuclei con carichi gravosi, come le famiglie con 3 o più figli e quelle con persone con disabilità;
o       Consente una differenziazione dell’indicatore in riferimento al tipo di prestazione richiesta;

o       Riduce l’area dell’autodichiarazione, consentendo di rafforzare i controlli per ridurre le situazioni di accesso indebito alle prestazioni agevolate.


Corte di Cassazione: sentenza 26397 del 26/11/2013 - Scarica illegalmente film e musica dal pc aziendale

Il dipendente che installa un noto programma per condividere e scaricare illecitamente musica e film da internet sul pc aziendale non può essere legittimamente licenziato dall’azienda, qualora nelle regole di policy aziendale il provvedimento espulsivo sia solo una delle possibili conseguenze della condotta illecita del lavoratore.

La Corte di Cassazione nella sentenza n° 26397 del 26/11/2013, precisa, che l’addebito contestato al lavoratore dall’azienda è troppo generico per poter valutare correttamente la gravità dei fatti contestati al dipendente, nonostante l’attività di peer to peer esponga il pc aziendale all’accesso dall’esterno, che consentano di valutare la gravità delle azioni poste in atto dal dipendente: in mancanza la sanzione deve conservativa.

Contratto a termine: il diritto di precedenza.

La Fondazione Studi dei CdL, con la circolare n° 15/2013, ha analizzato la disciplina del diritto di precedenza – e in particolare l’art. 5 del D.Lgs. n° 368/2001 che regola il diritto di precedenza dei lavoratori assunti con contratto a tempo determinato – che investe le aziende interessate a usufruire del bonus assunzioni. In particolare è stato chiarito che, ai fini del diritto di precedenza, i lavoratori che hanno prestato attività lavorativa complessiva superiore ai 6 mesi, dovranno manifestare al propria volontà entro un termine di 6 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Come precisato gli esperti della Fondazione Studi si soffermano in particolar modo sul diritto di precedenza previsto dal D.Lgs. 368/2001 per i lavoratori assunti con contratto a termine. Nel dettaglio, vengono richiamate le disposizioni normative presenti nel D.Lgs. n° 368/2001, art. 5, 4-quater-quinques e sexies, secondo i quali – al fine del diritto di precedenza – il lavoratore che ha prestato attività lavorativa presso un datore di lavoro con uno o più contratti a tempo determinato di durata complessiva superiore ai sei mesi o per lo svolgimento di attività stagionale dovrà palesare, entro un termine rispettivamente di sei o tre mesi dalla cessazione del rapporto, la propria volontà al datore di lavoro. Da tenere presente che il diritto di precedenza sarà relativo, nel primo caso, alle assunzioni a tempo indeterminato effettuate nei dodici mesi successivi alla cessazione del rapporto mentre, per i lavoratori stagionali, il diritto di precedenza è relativo alle medesime attività stagionali nel limite massimo di un anno dalla cessazione del rapporto che ha generato il diritto di precedenza stesso.

Fonte:
www.fiscal-focus.info

venerdì 29 novembre 2013

Stare bene al lavoro? Si può. Dai libri gratis alle vacanze, i segreti del welfare aziendale.

http://www.ilsole24ore.com/art/servizio/2013-11-28/stare-bene-lavoro-si-puo-libri-gratis-vacanze-segreti-welfare-aziendale--194216.shtml?uuid=ABTqtPg

Asili nido "aziendali" per i figli dei dipendenti. Corsi di lingua gratis come premi di produzione. Filiere del welfare tra piccole e medie imprese… Si può stare bene a lavoro? Una risposta arriva dalle best practice descritte nel Secondo Rapporto sul Welfare, redatto dal Centro Einaudi e presentato ieri a Milano in una due giorni organizzata dalla Fondazione Cariplo. Tra i relatori anche Enrico Giovannini, ministro del Lavoro e ideatore del "programma di inclusione sociale" del reddito minimo. Ecco i casi più collaudati di work-life balance, il bilancio tra vita professionale e privata che fonda qualsiasi strategia di welfare.

Nestlé, asilo "aziendale" e orari elastici.
Il colosso svizzero attiva da anni politiche family-friendly, a uso e consumo dei dipendenti con figli a carico. L'eccellenza vera e propria è nel Progetto 90 giorni, vincitore nel 2011 del Premio Famiglia Lavoro della Regione Lombardia. Il pacchetto include aree dedicate ai figli dei lavoratori nei periodi estivi e/o di vacanza, due asili nido aziendali, un patto controfirmato dai sindacati per l'elasticità degli orari di ufficio e le opportunità di tele-lavoro. I "campi giovani", per l'ospitalità di bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni, saranno realizzati nelle sedi di Milano e San Sisto (Perugia) per i periodi di chiusura delle scuole. Gli asili ci sono già: Les Galipettes di Milano, inaugurato dal 2004, accoglie sia i figli dei dipendenti sia i residenti della zona. La retta è equiparata alla media del Comune. Quello di Perugia garantisce 12 ore di copertura giornaliera (anche il sabato) per 15 posti "aziendali" e 66 a disposizione della comunità.
 
Nella pmi "conto welfare" con corsi di lingua e rimborso delle tasse di scuola.
Tra le piccole e medie imprese, spunta il caso del Colorificio di San Marco, fondato a Venezia nel 1961. Due siti produttivi, 141 dipendenti, una strategia di welfare veicolata da un sistema di servizi personalizzabili accessibili online. Con un questionario interno, quasi nove dipendenti su 10 (88%) si sono detti interessati a convertire in beni e/o servizi i premi di produzione. Chi ha scelto di "trasformare in welfare" il premio riceverà l'importo già caricato su un conto apposito, per poi decidere la somma totale da destinare al piano. Il minimo è di 250 euro per il 2013 e di 500 per il 2014, come definito da un accordo di secondo livello firmato con i sindacati lo scorso marzo. Ma in cosa consistono, i servizi? Le aree sono cinque: istruzione, cultura, servizi sociali, salute e previdenza, shopping. I dipendenti possono accedere così a rimborso di testi e tasse scolastiche, campus estivi e corsi di lingua (istruzione); abbonamenti al cinema o alla palestra (cultura e ricreazione); servizi socio-assistenziali per la famiglia; pagamento del fondo sanitario Faschim. Senza contare i servizi più immediati: buoni carburante, buoni spesa, convenzioni…

A Pavia, filiera rosa nell'agricoltura.
I contratti di rete, firmati da più di 1000 imprese su scala nazionale, permettono alle aziende di "fare rete" per incrementare volumi e ritmi produttivi. Ma se il processo si trasferisse sul welfare? Tra i primi esperimenti compare Giunca, acronimo di Gruppo imprese Unite Nel Collaborare Attivamente. Nata a Varese nel 2012, l'associazione riunisce pmi e grande imprese del manifatturiero in progetti di welfare. Il network ha già sfornato GiuncaNet Work-life Balance, piano per la creazione di un portale web e di una banca dati condivisa per i servizi attivati sul territorio. Altro esempio, BioNetwork: un'aggregazione di aziende rurali al femminile sviluppate nel progetto "Impresa donna in ambito rurale", promossa nell'aprile 2011 da Provincia di Pavia, Camera di Commercio di Pavia e altri enti. In ballo c'è la creazione di un marchio, "Pavia in famiglia": il bollino di qualità che certifica strategie family-friendly e per l'integrazione delle donne nei luoghi di lavoro.

lunedì 25 novembre 2013

In arrivo i rimborsi IRPEF per i contribuenti senza datore di lavoro

http://www.iosrlcultura.com/primo-piano/notizie-in-tempo-reale/in-arrivo-i-rimborsi-irpef-per-i-contribuenti-senza-datore-di-lavoro-14345

Si rende noto che sono state avviate le operazioni per il rimborso delle somme a credito risultanti dai Mod. 730/2013 “Situazioni particolari”, presentati lo scorso settembre dai contribuenti rimasti senza datore di lavoro. I rimborsi:
- dal prossimo 15 dicembre, saranno accreditati direttamente sul conto corrente, ai soggetti che hanno comunicato il proprio codice IBAN;
- dal prossimo 21 dicembre saranno disponibili (in contanti) presso gli uffici postali, per tutti gli altri contribuenti.

Agenzia delle Entrate.
Comunicato stampa del 14 novembre 2013.

giovedì 21 novembre 2013

Stipendi: Dirigente comunale Caserta vs Cancelliera Merkel

http://www.fanpage.it/a-caserta-un-dirigente-comunale-guadagna-piu-della-merkel/

A Caserta un dirigente comunale guadagna più della Merkel

Come rivela ItaliaOggi al Comune di Caserta un dirigente intasca annualmente uno stipendio superiore anche a quello della cancelliera tedesca

In Italia un dirigente comunale può arrivare a prendere uno stipendio superiore persino a quello di un capo di stato come la Cancelliera tedesca Angela Merkel. E' accaduto a Caserta dove nell'amministrazione comunale, già alle prese con un dissesto finanziario, c'è un dirigente che riscuote una retribuzione lorda pari a 290 mila euro l'anno, un cifra molto più alta di quella complessivamente intascata dal premier tedesco Angela Merkel che è pari a 220 mila euro. A rivelarlo è Pierluigi Magnaschi  sul giornale Italia Oggi, spiegando che oltretutto se la retribuzione annua della Merkel è facilmente verificabile sul sito del governo tedesco, non lo è altrettanto quella dei dirigenti del Comune di Caserta il cui stipendio rimane nascosto alla stragrande maggioranza dei cittadini dietro il cavillo della difesa della privacy. E pure sono soldi pubblici e come tali dovrebbero essere rendicontati e resi noti. Ovviamente nulla lascia intendere che quei soldi non siano in regola con le leggi perché il lauto stipendio del dirigente comunale di Caserta avrà avuto tutte le autorizzazioni necessarie a norma di legge, resta il fatto che quella retribuzione appare  alquanto spropositata anche alla luce del deficit pubblico sempre più ampio in cui versano le amministrazioni comunali.

mercoledì 20 novembre 2013

Criteri di computo dei rapporti di lavoro a tempo determinato

http://www.dplmodena.it/interpelli/21-11-13inter_30-2013.html

La Direzione Generale per l'Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con interpello n. 30 del 19 novembre 2013, ha risposto ad un quesito della Confindustria, in merito al criterio utile per il computo dei rapporti di lavoro a tempo determinato, ai fini dell’applicazione di specifiche previsioni di legge.

Giù i consumi. È Natale…

http://www.fiscal-focus.info/attualita/giu-i-consumi-e-natale,3,18423

-11,2% consumi natalizi. Dal 2007 la riduzione degli acquisti delle famiglie è stata pari al 42,7%.



Il calo dei consumi natalizi - Se già l’aumento dell’aliquota ordinaria Iva, che lo scorso primo ottobre è passata dal 21% al 22%, aveva fatto presagire l’avvenuto calo dei consumi, la recessione ancora in corso e la contrazione del potere d’acquisto delle famiglie non fanno sperare niente di buono per quel che concerne le vendite nel periodo natalizio, tradizionalmente motore di traino per il trend dei consumi annuali. Anche per quest’anno infatti gli acquisti di Natale saranno in calo, a sottolinearlo è l'Osservatorio Nazionale Federconsumatori che, a ridosso delle festività, ha monitorato le intenzioni di acquisto degli italiani.

I numeri e i settori -
''I primi risultati rivelano una situazione sconfortante: mai come quest’anno i consumi saranno 'sotto zero'. Già lo scorso anno la spesa totale delle famiglie per i regali (o auto-regali) di Natale si era attestata ad appena 3,5-3,8 miliardi di euro (pari a circa 148 euro a famiglia)'', spiega la nota di Federconsumatori. In termini percentuali, la contrazione degli acquisti alla quale stiamo andando incontro sarà pari all’11,2%, con una spesa media per nucleo familiare di 132 euro. Tutti i settori del commercio manifesteranno un abbassamento vorticoso delle vendite, fatta eccezione per il settore dell’editoria che invece potrà godere di un timido incremento pari a cinque decimi di punto percentuale. ''Quest’anno – continua l’associazione di categoria - tali consumi conosceranno un’ulteriore battuta di arresto, con una nuova contrazione del -11,2%. Regali che, ovviamente, saranno estremamente mirati ed in molti casi saranno riservati esclusivamente ai bambini''.

I settori di spesa –
Com’è stato accennato, a scendere saranno le vendite di quasi tutti i settori commerciali, con un piccolo incremento per l’editoria. Andando più nel dettaglio, alla luce delle risposte del campione analizzato, i consumi per le festività natalizie scendono del 12% nel caso di abbigliamento e calzature, del 31% per mobili, arredamento ed elettrodomestici, del 6% per profumeria e cura della persona, dell’1% in riferimento agli alimenti, sempre del 6% per l’elettronica di consumo, infine del 16% per il turismo. Aumentano, s’è detto, le vendite di libri e cd, con una maggiorazione dello 0,5%. I dati sono chiaramente confrontati a quelli rilevati lo scorso anno.

Ragioni e soluzioni - ''Le vendite di fine anno, quindi, confermeranno un andamento che si protrae da anni. A pesare fortemente sulla crisi dei consumi di Natale oltre al livello infimo raggiunto dal potere di acquisto delle famiglie contribuiscono: l’aumento del tasso di disoccupazione; la perdurante cassa integrazione; la situazione di migliaia di esodati; la prospettiva di molte aziende che non riusciranno a garantire il pagamento degli stipendi; le piccole e medie imprese che già hanno annunciato il mancato pagamento delle tredicesime. Per non parlare dell’insopportabile clima di incertezza sul fronte IMU-Trise e del fattore IVA, il cui incremento sta riportando effetti deleteri sull’intera economia, nonché sugli incassi dello Stato'', continua Federconsumatori. Il parere dell’associazione di categoria è che, al fine di arginare un simile declino delle vendite, sarebbe opportuno anticipare i saldi e detassare le tredicesime.

La crisi e il Natale –
Anche un’altra associazione dei consumatori, il Codacons, ha analizzato il trend dei consumi natalizi, confrontando i dati del 2013 con quelli del 2007. Nell’anno convenzionalmente considerato pre-crisi, il cosiddetto ‘effetto Natale’ dei consumi è stato pari a 18 miliardi di euro, laddove le stime per quest’anno pongono il medesimo dato a quota 10,3 miliardi di euro. In sostanza, un simile confronto mostra come, nell’arco di sei anni, le famiglie del Belpaese abbiano ridotto i consumi per una percentuale del 42,7%, tagliando le spese natalizie ben 7,7 miliardi di euro.
Autore: Redazione Fiscal Focus

martedì 19 novembre 2013

Parma, congedo matrimoniale anche alle coppie omosessuali (Servizi Italia)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/18/parma-congedo-matrimoniale-anche-alle-coppie-omosessuali/781965/

Parma, congedo matrimoniale anche alle coppie omosessuali

L'accordo con i sindacati è stato firmato nella sede parmense della Servizi Italia e verrà esteso a tutti gli stabilimenti del gruppo per coinvolgere 1.500 lavoratori. Avranno diritto a un permesso retribuito i partner gay che si sposeranno nei Paesi dove è permesso. Cgil: "Costringiamo la politica a superare le resistenze culturali". Arcigay: "Molte realtà si adeguano a una visione moderna della società"



Congedo matrimoniale anche per le coppie gay. Alla Servizi Italia viene estesa ai lavoratori omosessuali la possibilità di accedere al permesso retribuito in occasione delle proprie nozze. L’accordo è stato siglato tra società e sindacati lo scorso 14 novembre nella sede parmigiana dell’azienda italiana specializzata nel settore dei servizi integrati rivolti alla sanità (250 dipendenti), ma presto, “e a cascata”, sarà esteso a tutti gli 11 stabilimenti del gruppo Lavanderie Italia presenti sul territorio nazionale. Complessivamente 1.500 lavoratori. L’idea alla base dell’accordo, del resto, è semplice: “Se in Italia la politica non vuole superare quella che è una resistenza culturale, prestando ascolto alla collettività – spiega Marco Tedeschi, segretario della Filctem Cgil di Parma, firmatario dell’intesa assieme a Cisl e Uil – saremo noi cittadini a costringerla a farlo, applicando una legge che non è ancora stata votata. Quella che riconosce pari dignità all’affettività delle coppie omosessuali ed eterosessuali”.
Un principio che, secondo le sigle sindacali, dovrebbe essere adottato in tutti i luoghi di lavoro: “La volontà è di esplorare non solo istituti puramente economici o contrattualistici, ma anche percorsi comuni su temi sociali”. A partire dal “riconoscimento dell’istituto del congedo matrimoniale a tutti i lavoratori che decideranno di unirsi in matrimonio nei Paesi dove è consentito”. Perché “in un Paese dove il tasso di omofobia è tra i più alti d’Europa – spiegano Cgil, Cisl e Uil – intese di questo genere sono da evidenziare e far proliferare in modo che anche la classe politica possa dare segnali diversi da quelli fino a oggi proposti”.
L’iniziativa non è un caso isolato, in alcune multinazionali, come Citybank e Ikea, fondate su una cultura del lavoro importata da realtà estere, dove i matrimoni gay costituiscono la normalità, la prassi è già applicata. Ma a livello di imprese di medie dimensioni, imprese italiane, i casi in cui “l’unione matrimoniale viene riconosciuta anche tra coniugi dello stesso sesso” non sono molti. “In tutto – spiega il sindacalista – gli esempi nel Belpaese sono cinque o sei”. Infatti, a Tedeschi l’idea è venuta leggendo la storia di Elisa, dipendente del call center Call&Call di Cinisello Balsamo, che ad agosto è riuscita a ottenere qualche giorno di permesso retribuito per sposare la fidanzata Valentina. Anche alla Call&Call la vertenza era iniziata “individualmente”, su una singola lavoratrice, per poi essere estesa a tutti i dipendenti del gruppo.
“Mi sono detto – spiega il segretario della Filctem – perché non provare ad applicare quel modello in tutte le aziende italiane? Credevo sarebbe stato più difficile, perché il call center ha generalmente dipendenti giovani e la resistenza culturale è spesso superata. Invece non solo l’azienda si è dimostrata disponibile a collaborare, estendendo il diritto a tutti i lavoratori del gruppo, ma gli stessi operai hanno accolto la notizia con grande soddisfazione. E’ un risultato importante, perché è nostro dovere in qualità di cittadini e di rappresentanti sindacali lavorare per agire nell’interesse di chi vive una condizione di minoranza”.
“Il caso di Parma è molto significativo, perché l’azienda ha di fatto riconosciuto la validità del matrimonio tra persone dello stesso sesso, costrette ad andare all’estero per sposarsi – sottolinea Flavio Romani, presidente dell’Arcigay – fa piacere constatare che il numero di imprese convinte che questa sia la strada giusta sia in crescita”. Sempre a Parma, dopo lo scivolone del patron Guido Barilla, il colosso della pasta “si sta adoperando per favorire politiche per l’integrazione – continua Romani -. E in Italia sono molte le realtà che si stanno adeguando a questa visione moderna della società, che poi è indice del comune sentire degli italiani”. Una strada tracciata dalla Corte di Cassazione, che con la sentenza 4148 del 2012 ha ribadito il diritto, per una coppia omosessuale convivente con una stabile relazione, di rientrare nella nozione di ‘vita familiare’.
“Iniziative come quella di Servizi Italia fanno stare bene i dipendenti – conclude il presidente di Arcigay – aiutano a superare la discriminazione, a favorire l’inclusione sociale, incoraggiano le persone a confidarsi, a fare coming out con i colleghi. E questo non solo a vantaggio della collettività, ma della produttività dell’impresa stessa. Tutti ne risentiamo positivamente”.

http://www.inventionbuy.com/

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Inventionbuy è un incubatore di idee e nuovi prodotti, grazie alla ricerca continua di brevetti e invenzioni.
Il suo scopo è quello di favorire un'innovazione sia nei prodotti sia nelle strategie.

Pubblica amministrazione, i dirigenti italiani i più pagati al mondo

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/17/pubblica-amministrazione-i-dirigenti-italiani-i-piu-pagati-al-mondo-secondo-i-dati-ocse/780691/

Pubblica amministrazione, i dirigenti italiani i più pagati al mondo

Stipendio annuo da 650mila dollari (482mila euro), più del doppio dei francesi e dei tedeschi. La dirigenza di seconda fascia invece risulta "sottopagata" rispetto agli altri paesi. Il totale dei dipendenti pubblici ha una incidenza inferiore sul totale degli occupati il 13,7 per cento contro il 15,5. Per tutti gli altri redditi: i dipendenti guadagnano di più degli imprenditori

Tanto la struttura dei redditi italiani quanto il modello adottato dalla sua Pubblica amministrazione sono preoccupanti: quest’ultima, come vedremo, ha scelto una struttura che premia con stipendi assolutamente fuori scala i suoi dirigenti di prima e seconda fascia, mentre sottopaga tutti gli altri (con una sorpresa sul peso reale del settore pubblico sul totale degli occupati); i guadagni degli italiani, invece, mostrano ancora una volta come il sistema fiscale sia in sostanza basato sul lavoro dipendente, lasciando intravvedere dietro di sé l’evasione o l’elusione fiscale che finisce per falsare le politiche fiscali che vorrebbero influire sulla struttura dei redditi.
I grand commis. Quelli italiani sono davvero “grand”, almeno a stare al rapporto “Government at a Glance” dell’Ocse reso noto ieri. Ne risulta che i dirigenti di prima fascia dei sei ministeri presi in esame (Economia, Interni, Giustizia, Istruzione, Salute e Ambiente) nel 2011 guadagnavano in media 650 mila dollari all’anno, vale a dire 482 mila euro al cambio di ieri: più di chiunque altro nel mondo in posizioni analoghe e quasi tre volte più della media dei 34 paesi Ocse, che si ferma alla miseria di 232 mila dollari (172 mila euro circa).
Si potrebbe obiettare: una media può essere ingannevole. Anche i confronti diretti, però, dicono la stessa cosa: al secondo posto, per dire, si piazzano i neozelandesi, ma coi loro 397 mila dollari l’anno sono assai staccati dai nostri. Tutti gli altri sono a distanze siderali: in Gran Bretagna i dirigenti di prima fascia guadagnano 348 mila dollari l’anno, negli Stati Uniti 275 mila, in Francia 260 mila dollari, in Germania 231 mila. Non vale, ha protestato il governo: la situazione non è più la stessa perché Mario Monti ha introdotto il tetto sulle retribuzioni che oggi non possono superare, tutto compreso, i 302 mila euro l’anno. Vero, anche se resta comunque lo stipendio più alto del mondo, visto che si traduce in 408 mila dollari. Anche i dirigenti italiani di seconda fascia se la passano bene: 176 mila dollari l’anno (130 mila euro e spiccioli) contro i 126 mila della media Ocse. Non sono però i più pagati : vincono gli statunitensi con 250 mila dollari e leggermente più dei nostri guadagnano anche i loro omologhi di Olanda, Belgio e Francia.
I travet. La sorpresa è che dopo la dirigenza di seconda fascia, c’è il tracollo. Persino i funzionari, gente che dirige uffici anche assai delicati, risulta sottopagata rispetto alla media dell’organizzazione parigina: 69 mila dollari l’anno (51.100 euro) contro 90 mila. Anche qui dominano gli Usa con 160 mila dollari l’anno e oltre i 100 mila guadagnano pure i funzionari di Belgio, Danimarca, Olanda e Spagna.
Una piccola sorpresa finale. Il totale dei dipendenti pubblici in Italia ha una incidenza inferiore sul totale degli occupati rispetto alla media Ocse: il 13,7 per cento contro il 15,5. Nei paesi scandinavi, per dire, “gli statali” sono circa il 30 per cento degli occupati, in Francia superano il 20 e in Gran Bretagna sono il 18. Pure gli Stati Uniti ci superano: ogni 100 occupati in 15 lavorano nella P.A.
Lavoratori e dipendenti. Tradizionale, ma sempre interessante, è invece l’analisi dei redditi italiani del 2011 pubblicata dal ministero dell’Economia: ne emerge che “i soggetti con reddito da lavoro dipendente prevalente (oltre 20,1 milioni) dichiarano un reddito medio di 20.680 euro”. Di contro , “i soggetti con reddito d’impresa prevalente sono circa 1,5 milioni (89 per cento di coloro che dichiarano reddito d’impresa), per un valore medio di 20.469 euro”. 
Insomma, a stare ai dati ufficiali conviene lavorare in un’impresa piuttosto che possederla. Peggio di tutti va ai pensionati: l’assegno medio è di 15.790 euro l’anno. Gli artigiani di Mestre però, vale a dire la famosa Cgia, protestano: dati “distorti e tendenziosi”. Sostiene il presidente Giuseppe Bortolussi che “giudici, manager e professori universitari” falsano la media innalzandola e che invece nelle Pmi, che sono “il 99 per cento delle aziende italiane”, gli imprenditori guadagnano “il 30-40 per cento” più dei dipendenti. Vale a dire che la media di chi fa impresa è sempre 20 mila e spiccioli, sono i “veri dipendenti” che guadagnano – secondo Bortolussi – 12-14 mila euro all’anno in media. Forse sarebbe un numero da tenere nascosto.
Dal Fatto Quotidiano del 15 novembre 2013

Fisco, redditi: “I dipendenti italiani sono più ricchi degli imprenditori”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/14/ocse-in-italia-i-dirigenti-della-pa-piu-pagati-quasi-il-triplo-della-media/777265/

Fisco, redditi: “I dipendenti italiani sono più ricchi degli imprenditori”

I dati emergono dalle dichiarazioni Irpef 2012: l'entrata dei lavoratori è di 20.680 euro, mentre i titolari d'azienda si fermano a 20.469. I pensionati arrivano a 15.790

I dipendenti in Italia sono più ricchi degli imprenditori. O almeno così dichiarano al fisco. Secondo i dati delle dichiarazioni Irpef 2012, il reddito medio dei dipendenti è di 20.680 euro, mentre quello dei titolari d’azienda di 20.469 euro con uno scarto tra le due categorie di lavoratori di circa 200 euro. I pensionati invece si fermano a 15.790 euro. Un dato che sorprende e destinato a far discutere, insieme alla notizia diffusa dall’Ocse secondo cui i manager della pubblica amministrazione sono pagati il triplo rispetto agli altri Paesi europei. Le statistiche sono calcolate sul reddito prevalente e sono state pubblicate dal Dipartimento delle finanze del ministero dell’Economia. I soggetti con reddito da lavoro dipendente prevalente (oltre 20,1 milioni) dichiarano un reddito medio di 20.680 euro, il 53% detiene soltanto tale reddito di specie (questi soggetti sono concentrati prevalentemente nelle fasce di medio-basse, fino a 20.000 euro), mentre il 39% dichiara le entrate insieme a terreni e fabbricati (nelle classi più alte).
L’analisi per attività del datore di lavoro (effettuata attraverso l’esame dei modelli 770 presentati dai sostituti d’imposta) evidenzia che oltre il 46% dei lavoratori dipendenti opera nei settori dei servizi (rispettivamente il 26% nel ‘commercio, trasporti e comunicazioni e il 20% nelle attività professionali, finanziarie e altri servizi), il 23% nella pubblica amministrazione è e il 20% nell’industria. Il reddito medio da lavoro dipendente dei settori dell’industria (24.048 euro) e della pubblica amministrazione (23.169 euro) è superiore rispettivamente del 16% e del 12% rispetto al reddito medio nazionale. Circa il 78% dei dipendenti (pari a 15,6 milioni) ha prestato lavoro presso lo stesso datore di lavoro nell’arco dell’anno mentre il 21% ha avuto due o tre datori di lavoro.
I soggetti con reddito prevalente da pensione sono più di 14 milioni (93% di coloro che dichiarano reddito da pensione) e dichiarano un reddito medio di 15.790 euro. Circa il 40% detiene solo il reddito di specie ma rilevante è la percentuale di casi di compresenza con redditi da terreni e fabbricati (53%). Anche in questo caso la sola presenza del reddito di specie caratterizza le classi di reddito da pensione più basse mentre la presenza di altri tipi di reddito, in particolare di terreni e fabbricati, incide maggiormente sulle classi più alte. I soggetti con reddito d’impresa prevalente sono circa 1,5 milioni (89% di coloro che dichiarano reddito d’impresa), per un valore medio di 20.469 euro; un terzo detiene solo reddito di specie mentre la percentuale di soggetti che detiene anche redditi da lavoro dipendente è del 3,7%. Le imprese familiari sono circa 175.000 e sono localizzate prevalentemente in Lombardia e Veneto. I contribuenti che dichiarano un reddito complessivo maggiore di 100.000 euro (oltre 25.000 imprenditori) operano prevalentemente nelle attività farmaceutiche (14,9%) e di ‘promozione finanziarià (9,1%).
I soggetti con reddito da lavoro autonomo prevalente sono circa 570.000 (83% di coloro che dichiarano tale reddito). Il 19% di essi detiene solo reddito di specie e rilevante è la percentuale di coloro che detengono oltre al reddito da lavoro autonomo quello da lavoro dipendente (10%). Se si considerano i lavoratori autonomi4 con reddito complessivo maggiore di 100.000 euro (circa 77.000 soggetti) emerge che la metà opera in tre attività economiche: studi medici, poliambulatori e studi legali. I contribuenti con reddito da partecipazione prevalente sono circa 1,4 milioni (il 68% di coloro che dichiarano tale reddito). Circa il 43% dei soggetti ha partecipazioni in società che operano nel settore del ‘commercio, trasporti e comunicazionì, seguono i settori ‘credito e altri servizi (21%), industria (18%) e costruzioni (12%). In tale ambito è rilevante il fenomeno delle attività professionali svolte in forma associata (76.366 soggetti pari al 5,5% del totale).

sabato 16 novembre 2013

Lavori anti-crisi. Dal marketing al capo area, gli stipendi cresciuti di più dal 2003 ad oggi

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-11-15/lavori-anti-crisi--responsabile-acquisti-settore-buyer-crescita-stipendio-2002-2013-+-542percento-163301.shtml

La crisi non fa sconti a nessuno. O quasi: per alcune professioni, tra dirigenti e quadri, gli stipendi sono cresciuti oltre il 50% . Anche in piena recessione. Od&M Consulting, società del Gi Group, ha stilato per il Sole 24 Ore un ranking delle retribuzioni (lorde) cresciute di più. Vediamo quali sono.

venerdì 15 novembre 2013

Prepensionamento anticipato a 4 anni dalla pensione: costi a carico dell’azienda. Ecco come funziona

http://www.forexinfo.it/Prepensionamento-anticipato-a-4

Il lavoratore può accedere al prepensionamento anticipato nel caso maturi la pensione entro 4 anni e in presenza di accordo con l'azienda. Nel periodo di transizione riceve interamente dall'azienda, l'isopensione e i contributi dovuti.

giovedì 14 novembre 2013

Novembre 2013: Pillole di lavoro

Licenziamento disciplinare e contributo ASpI
Ministero del Lavoro
Interpello n. 29 – Nota Prot. 37/0018463 del 23 ottobre 2013
Il contributo “di licenziamento”, finalizzato a finanziare l’assicurazione sociale per l’impiego, deve essere versato dal datore di lavoro, anche nel caso in cui il rapporto è interrotto a causa della comminazione di un licenziamento disciplinare, ossia per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo.


Infortuni indennizzabili durante la trasferta
Inail
Circolare n. 52 del 23 ottobre 2013
Salvo che non ricorra il “rischio elettivo”, tutti gli eventi occorsi a un lavoratore, inviato in missione e/o trasferta dal momento dell’inizio di questa e fino al rientro presso la propria abitazione, sono tutelati, qualora si verifichino:
- durante il tragitto dall’abitazione al luogo in cui deve essere svolta la prestazione lavorativa e viceversa;
- durante gli spostamenti effettuati per recarsi dall’albergo al luogo in cui deve essere svolta la prestazione lavorativa e viceversa;
- all’interno della stanza d’albergo in cui il lavoratore si trova a dimorare temporaneamente.


Contratti a termine trasformabili nelle società a capitale pubblico
Corte di Cassazione - Sez. lav.
Sentenza n. 23702 del 18 ottobre 2013
I contratti a termine illegittimi, stipulati da soggetti societari a capitale pubblico, possono essere trasformati in contratti a tempo indeterminato. Secondo la Suprema Corte, quando l'Ente organizza il servizio pubblico secondo un modello privatistico, deve applicare la normativa propria di tale modello e non la regola generale prevista per la pubblica amministrazione, che prevede il risarcimento danno e non la reintegrazione.


Niente trasferimento senza motivazioni concrete e dettagliate
Le ragioni tecniche, organizzative e produttive alla base del trasferimento del lavoratore devono essere descritte in maniera dettagliata, e non generica. È l’indicazione principale della giurisprudenza, nelle controversie legate allo spostamento dei lavoratori, che spesso, negli ultimi anni, si intreccia con situazioni di difficoltà economica delle aziende. Vediamo, dunque, quali sono gli orientamenti espressi recentemente dalla Cassazione, su questo tema. È illegittimo il trasferimento del lavoratore se nella sede non c’è esubero di personale. Lo precisa la Cassazione con la Sentenza n. 20913 depositata il 12 settembre scorso.
Stefano Rossi - Il Sole 24 Ore


I debiti della P.A. salvano il Durc
Durc regolare alle imprese con debiti contributivi se vantano crediti nei confronti di P.A. A tal fine i crediti devono essere certi, liquidi ed esigibili e d’importo non inferiore ai debiti contributivi in base alla certificazione rilasciata dalla P.A. debitrice. La “regolarità” così raggiunta consentirà alle imprese di poter continuare a operare, ma non limita in alcuna misura il potere sanzionatorio agli Istituti di Previdenza e alle Casse Edili, né tantomeno quello di attivare la procedura di riscossione coattiva. Lo precisa, tra l’altro, il Ministero del Lavoro nella Circolare n. 40.
Daniele Cirioli - Italia Oggi


Piccola mobilità, sgravi fino al 31/12/2012.
Si fermano al 2012 gli sconti contributivi in favore dei lavoratori in “piccola mobilità”; disco rosso sia per le assunzioni effettuate nel 2013 si per le proroghe e trasformazioni riferite a contratti instaurati entro il 31 dicembre 2012; penalizzati anche i rapporti sorti prima del 2013, le cui facilitazioni contributive si interromperanno al dicembre del 2012. Queste le precisazioni contenute nella circolare Inps n. 150/13 (d’intesa con il Ministero del Lavoro).


Professionisti e bancomat.
Dal 1° gennaio 2014, chi effettua «attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali», dovrà «accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito» (non di credito), quindi, dovrà installare un Pos presso il proprio punto vendita, ufficio o mezzo ambulante.

A prevederlo è l'articolo 15, commi 4 e 5,del Dl 179/2012, il quale però prevede anche l'emanazione di un decreto attuativo, non ancora arrivato. Sempre dal 1° gennaio entrerà in vigore l'obbligo da parte degli intermediari finanziari (banche, poste, istituti di pagamento, fiduciarie eccetera) di effettuare una «verifica rafforzata» ai propri clienti, che effettuano depositi, prelievi e operazioni di pagamento, «per importi unitari superiori a 2.500 euro», a patto che tale limite sia superato.


Visita medica preventiva in caso di riassunzione
Ministero del Lavoro - Commissione Sicurezza
Interpello n. 8 del 24 ottobre 2013
Il datore di lavoro non è tenuto a effettuare nuove visite in caso di assunzioni successive, e qualora il lavoratore sia impiegato in mansioni che lo espongano allo stesso rischio nel periodo di validità della visita preventiva o della visita periodica, e comunque per un periodo non superiore a un anno. Ciò in quanto la situazione sanitaria del lavoratore è già conosciuta da parte del medico competente.


Sigarette elettroniche in azienda
Ministero del Lavoro - Commissione Sicurezza
Interpello n. 15 del 24 ottobre 2013
In considerazione del fatto che le sigarette elettroniche non contengono tabacco, non sussiste un divieto normativo di utilizzo negli ambienti di lavoro, ferma la possibilità del datore di lavoro di proibirne comunque l’utilizzo o di consentirlo solo dopo aver provveduto alla valutazione dei rischi.

giovedì 7 novembre 2013

01/01/2014 professionisti e bancomat

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-11-02/bancomat-anche-avvocato-082432.shtml?uuid=AB7FLza&fromSearch

Dal 1° gennaio 2014, chi effettua «attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali», dovrà «accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito» (non di credito), quindi, dovrà installare un Pos presso il proprio punto vendita, ufficio o mezzo ambulante.

A prevederlo è l'articolo 15, commi 4 e 5,del Dl 179/2012, il quale però prevede anche l'emanazione di un decreto attuativo, non ancora arrivato. Sempre dal 1° gennaio entrerà in vigore l'obbligo da parte degli intermediari finanziari (banche, poste, istituti di pagamento, fiduciarie eccetera) di effettuare una «verifica rafforzata» ai propri clienti, che effettuano depositi, prelievi e operazioni di pagamento, «per importi unitari superiori a 2.500 euro», a patto che tale limite sia superato

Cartella Equitalia e scadenza termini per ricorrere

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/friuli-venezia-giulia/2013/notizia/cartella-esattoriale-da-3-6-milioni-di-euro-non-posso-piu-difendermi-_2007751.shtml

Cartella esattoriale da 3,6 milioni di euro: "Non posso più difendermi"

Un ex allevatore di galline di Pordenone viene considerato dalla Finanza un commerciante di uova ed Equitalia gli chiede la spaventosa cifra. Scadono i termini per ricorrere: "A mio figlio un debito per la vita"

 

15:48 - Riceve una cartella esattoriale da 3,677 milioni di euro, non ricorre perché gli chiedono 70mila euro di onorario e i termini del giudizio scadono. Un uomo di 37 anni, ex titolare di un allevamento di galline nel Pordenonese, è finito nei guai dopo che la Finanza lo ha accusato di essere, in realtà, un commerciante di uova al quale andava applicato un regime fiscale ben più oneroso: "Sono pignorato per la vita".
I problemi nascono nel 2006, un anno dopo la chiusura dell'attività aperta nel 2001 a Porcia. In seguito a un'indagine su un fornitore, le Fiamme gialle si presentano all'ingresso del suo capannone. Non trovano neppure una gallina e lo accusano di non essere un vero allevatore bensì un commerciante e di non avere quindi diritto a un regime fiscale agevolato.
Come racconta il Corriere del Veneto, Giacomo C. non riceve le cartelle di accertamento e, di conseguenza, non le impugna. Quando apre la cartella di Equitalia, che lo intima a pagare 2,4 milioni di euro, cifra che con gli interessi sarebbe salita a 3,677 milioni, pensa subito a un errore.
I professionisti al quale l'uomo si rivolge gli chiedono 70mila euro per seguire la pratica. Troppi soldi. Convinto della sua buona fede, e avendo già consegnato alla Finanza le ricevute di acquisto di 20mila galline e dei mangimi, resta in attesa di novità.
Scadono così i termini per i tre gradi del giudizio tributario: non può più ricorrere. Equitalia gli pignora un quinto del suo stipendio oltre ai mobili dell'appartamento in cui vive in affitto.
"La mia è una vita da pignorato, senza prospettive se non quella di lasciare a mio figlio un debito per la vita, e tutto per una serie di errori a cui nessuno vuole porre rimedio" si sfoga l'uomo.
"Sul piano legale l’unica possibilità che ci resta è la Corte di Giustizia Europea ma i costi sono insostenibili - racconta Alessandra Cadalt di Federcontribuenti, difensore dell’ex allevatore -. Per questo speriamo che da parte dell’Agenzia delle Entrate ci sia un gesto di buon senso per la riapertura della vicenda, magari con un atto di autotutela".

Piccola mobilità, sgravi fino al 31/12/2012

Piccola mobilità, sgravi fino al 31/12/2012.
Si fermano al 2012 gli sconti contributivi in favore dei lavoratori in “piccola mobilità”; disco rosso sia per le assunzioni effettuate nel 2013 si per le proroghe e trasformazioni riferite a contratti instaurati entro il 31 dicembre 2012; penalizzati anche i rapporti sorti prima del 2013, le cui facilitazioni contributive si interromperanno al dicembre del 2012. Queste le precisazioni contenute nella circolare Inps n. 150/13 (d’intesa con il Ministero del Lavoro).

venerdì 1 novembre 2013

I CV degli italiani? All'estero nessuno li capisce

http://www.linkiesta.it/curriculum-lavoro-estero#ixzz2ivcA7tKE

Inghilterra, Olanda e Germania sono tre degli eldorado europei di italiani che cercano lavoro all’estero. In questi paesi del Nord Europa i selezionatori non sono sempre entusiasti di ricevere cv da parte di candidati provenienti dall’Italia. Molte volte la reazione dei recruiter è di diffidenza perché i curricula degli italiani sono considerati poco comprensibili e le università in cui hanno studiato i nostri connazionali, per quanto valide, risultano sconosciute o poco note. Inoltre, molti candidati si presentano come “doctor”, anche se dopo il confine il significato del termine è molto diverso. Chi esamina le candidature di italiani spesso non riesce a capire chi si trova davanti e se il profilo corrisponde alle necessità indicate dall’azienda.
Questa è la sensazione di tre persone, interpellate da Linkiesta , che per lavoro valutano cv e profili professionali da ogni parte del mondo. Due di loro sono italiani ma hanno abbastanza esperienza fuori Italia per conoscere la percezione generale che hanno nei nostri confronti i recruiter dei Paesi che li ospitano, Inghilterra e Olanda. La terza è tedesca ed è il capo delle risorse umane di Trivago, un’azienda che ha molti collaboratori arrivati in Germania dal nostro Paese.

Regno Unito

Carlo Boldetti lavora come ingegnere meccanico in Formula 1 da dodici anni. Pur non essendo un recruiter di professione, Boldetti ha visionato moltissime candidature di connazionali alla ricerca di un impiego a Londra. Si è trovato a fornire un aiuto a molti ragazzi nel redigere cv: «I curricula degli italiani sono per molti versi incomprensibili», dice l’ingegnere che lavora per la McLaren. «Sembra che i giovani italiani non facciano alcuno sforzo per mettersi nei panni di un inglese che non conosce il sistema del nostro Paese».
Ma quali sono nello specifico le voci che a un selezionatore del Regno Unito possono apparire insolite? «Il voto di laurea in 110 è un esempio», spiega Boldetti. «Meglio informarsi e mettere l’equivalente in inglese: un 110 è un “first”. E altrettanto strano suona il voto del liceo in sessantesimi o il tipo di laurea, che qui, nell’ambito dell’ingegneria, è chiamata Meng (Master of engineering, ndr) o Beng (Bachelor of engineering, ndr) a seconda del livello».
Le lacune dei cv però non si fermano alle definizioni non corrette. «Sono spesso in formato Europass ed eccessivamente lunghi: nessuno ha il tempo di leggerli e vengono cestinati», aggiunge il tecnico della McLaren. «In più, hanno molti elementi non mirati al lavoro in questione. Qui per esempio non serve inserire cose come sesso, data di nascita e autorizzazione del trattamento dei dati perché è proibito discriminare in base al genere o all’età. Sono sprechi di spazio: il curriculum deve essere di una pagina ed essere corredato assolutamente una lettera di accompagnamento».
Alle mancanze dei curricula si aggiunge la scarsa conoscenza degli atenei italiani da parte di chi valuta le candidature: secondo l’ingegnere, le università del nostro Paese sono pressoché sconosciute e l’unico parametro per misurarne la bontà diventano i ranking internazionali, dove raramente il nostro sistema universitario figura in posizioni di eccellenza. Che poi gli standard impiegati dalle classifiche siano discutibili non è affare dei recruiter: ognuno utilizza gli strumenti che ha a disposizione.

Olanda

In Olanda la percezione sembra essere un po’ più positiva. «Questo è un Paese pragmatico: tutti i cv, compresi quelli degli italiani, sono valutati senza discriminazioni rispetto alla provenienza o all’università frequentata» racconta Andrea Pancaldi, che dirige lo sviluppo dell’area web di TomTom a Amsterdam e ha lavorato in precedenza anche per società di consulenza.
«Negli ultimi cinque anni – afferma Pancaldi – avrò fatto colloqui a circa 300 persone in Italia e in Olanda per figure professionali con forte competenza tecnica. Mi sono reso conto, anche osservando il lavoro di altri, che qui i recruiter non conoscono molto le università italiane. La più conosciuta è sicuramente Bologna, ma più per ragioni di marketing – la più antica università europea – che per meriti tecnici o didattici. Sono note anche la Bocconi per l’area finanziaria e il Politecnico di Milano e Torino per quanto riguarda lo sviluppo. Ma la conoscenza si ferma lì e il motivo risiede nella scarsa sinergia tra atenei e aziende private: qui, per esempio, l’Università di Eindhoven ha alle spalle Philips e Asml».

Germania

E veniamo al sistema del lavoro tedesco, per il quale ci dà il suo punto di vista Lisa Kallenberg, la responsabile delle risorse umane di Trivago, motore di ricerca che compara i prezzi degli hotel. «In Germania – spiega la manager – le candidature consistono nel cv, nella lettera di presentazione e nella foto del candidato. Molti italiani invece mandano solo il curriculum e, se inviano una fotografia, si tratta di un’immagine scattata in contesti non professionali. Quanto alle “cover letter”, arrivano solo nei casi in cui è obbligatorio e raramente servono a far capire la motivazione che li spinge a candidarsi per Trivago».
Anche Kallenberg indica come fattore negativo il frequente ricorso dei nostri connazionali al formato Europass: «Se da una parte è facile da leggere, dall’altro non permette di indicare informazioni specifiche per la posizione in questione e impedisce di mettere in risalto individualità e creatività».
Quello che però sorprende di più i selezionatori in terra tedesca è il ricevere talvolta candidature in italiano. «Non sempre si rivela una scelta utile perché, per usi interni, abbiamo bisogno che siano in inglese», osserva il capo del dipartimento Hr ricorrendo a un evidente eufemismo. «Inoltre abbiamo notato che gli italiani di solito inseriscono la qualifica “dottore” accanto alla loro laurea, ma in Germania, e all’estero in generale, quella parola ha un significato diverso».
I cv quindi sono da rivedere ma sembra che in Germania il talento tricolore non passi inosservato. «Di solito – conclude Kallenberg, tenendo presente che l’azienda ha assunto e assume lavoratori italiani – riceviamo dall’Italia candidature di persone molto preparate, spesso anche più qualificate del necessario, e con disponibilità immediata a trasferirsi qui per lavorare».

I lavori che nessuno vuole fare

http://www.gravita-zero.org/2013/06/i-lavori-che-nessuno-vuole-fare.html

Continua l'analisi su quei lavori che non conoscono la crisi. Nata da una constatazione: ci sono aziende in Italia che non trovano programmatori e/o informatici, neppure se disponibili ad assumerli. Li cerca in massa perfino la vicina Svizzera.

Su Sfera Pubblica, Serena Panacchia, descrive bene la situazione che si è generata in Italia.
"La disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli record , circa il 37% su scala nazionale, e il fenomeno che fa più impressione sembra essere quello dei giovani cosiddetti NEET  (Not in Education, Employment, Training), ovvero i ragazzi che non lavorano, non studiano e non stanno seguendo alcun tipo di percorso formativo; sono semplicemente fermi: siamo ai 2,2 milioni di giovani di questo tipo. Eppure, per assurdo che possa sembrare, anche se la crisi è evidente, il lavoro in alcune sue accezioni non sembra mancare".
Perché ad esempio le aziende non trovano programmatori informatici? Una risposta prova a darla Dario D'Elia, su Tom's Hardware
"In Italia le aziende sono a caccia di progettisti di sistemi informatici, sviluppatori, analisti e programmatori: in pratica non si trovano. La maggioranza delle offerte di lavoro rimane insoddisfatta. Il motivo principale pare essere la mancanza di un'adeguata formazione. "
"Su 1000 offerte di lavoro ben l'84,6% sono rimaste insoddisfatte. Nella classifica delle professioni introvabili figurano anche lo sviluppatore software (40,8% offerte senza esito), l'analista programmatore (72,5%) e il programmatore informatico (43,2%)."
"Il motivo di questo fenomeno si deve soprattutto alla carenza qualitativa dei candidati, legata quindi ad una preparazione non adeguata. "Fattore che spiega il 54% delle assunzioni considerate difficili da reperire, nel caso dei laureati sono invece le carenze quantitative, ascrivibili al ridotto numero di candidati, a prevalere, con una quota pari al 58%", prosegue il documento".


Ma il tutto non si esaurisce con l'informatica. I lavori che nessuno vuole più fare abbracciano l'artigianato.

Il portale studenti.it fa una analisi spietata sul mondo di quei lavori che nessuno vuole.
Forse pochi sanno che la crisi non esiste per tutti. Sì sì, avete capito bene:esistono dei mestieri richiestissimi dal mercato del lavoro, ma paradossalmente vi sono pochissime persone che li esercitano, tanto che si registra un deficit considerevole dei lavoratori impegnati in alcuni ambiti. Si verifica quindi una situazione davvero strana: il mercato del lavoro cerca questi professionisti ma non li trova, perchè ve ne sono troppo pochi in circolazione. Sembra strano, vero? Eppure e così; ecco quali sono questi mestieri e soprattutto come far parte di una di queste categorie lavorative che non conosce crisi.

Spiega il quotidiano:
Così eccoci al «buco» del 2020. Quando rischiano di mancare pellettieri, borsettieri, falegnami, muratori, carpentieri, carrozzieri, saldatori, riparatori di orologi, elettricisti, parchettisti. Ruoli che i giovani potrebbero coprire in brevissimo tempo e invece non lo fanno. E se alcuni mestieri vengono mitigati dall’ «effetto sostituzione» degli immigrati, altri rischiano proprio di sparire. Anche quelli che caratterizzano il «Made in Italy». «Il fatto è che i ragazzi oggi non conoscono l’artigianato», spiega Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni dei mestieri d’arte di Milano. «Quando vengo chiamato a fare lezione mi accorgo che spesso ignorano l’esistenza di certe professioni vitali per la nostra economia». Qualcosa, certo, si sta muovendo, «ma a differenza della Francia, dove è tutto regolamentato, da noi l’organizzazione è demandata alle regioni». Una via d’uscita? «Deve cambiare la mentalità», risponde il professor Donzelli. Mentre Alberto Cavalli suggerisce «meno burocrazia, più comunicazione tra scuola e mondo delle imprese e, soprattutto, più attenzione all’orientamento ».

Anche l'Economist si è occupato del problema. In questo grafico la testata internazionale mostra dove un terzo dei datori di lavoro nel mondo ha difficoltà a colmare i posti vacanti. Nel grafico viene calcolata, nei singoli paesi, la percentuale dei datori di lavoro che hanno difficoltà a trovare lavoratori adatti al profilo richiesto e, a destra, il tasso di disoccupazione del paese corrispondente.

Scrive il Post
Nonostante la disoccupazione sia attualmente in crescita in molti paesi, soprattutto in Europa, secondo uno studio di ManpowerGroup condotto in 41 paesi, più di un terzo dei datori di lavoro nel mondo non riesce ad assumere persone professionalmente adatte ai posti di lavoro vacanti nella loro azienda, impresa o organizzazione.
I lavoratori più richiesti e a volte introvabili per i datori di lavoro sono, secondo lo studio, elettricisti, idraulici e muratori specializzati, seguiti dagli ingegneri e dai commessi. 

MEGLIO ESSERE DIPLOMATI CHE  LAUREATI?
Un laureato ha sicuramente più opportunità ma è anche vero che, come scrive Silvia Favasuli su Linkiesta, i laureati di oggi fanno il lavoro dei diplomati di ieri.
Come rivela l'annuario statistico Istat per il 2011, tra gli under 30 ci sono più disoccupati tra laureati che tra i diplomati e continua a diminuire il numero di coloro che si iscrivono all'università.
E, scrive su FanPage Antonio Palma che:
Per i giovani italiani in cerca di un lavoro è più facile trovare un impiego se si è diplomati, mentre diviene più difficile se si è conseguito una laurea. Sembra un paradosso ma stando ai dati non lo è affatto.   
Nel 2011 infatti il tasso di disoccupazione per i giovani italiani fino a 29 anni è decisamente più alto per i laureati rispetto ai diplomati. In particolare se si prendono in considerazione i giovani under 25, il tasso di disoccupazione tra i laureati è pari al 24,7% rispetto al 23,6% dei diplomati, mentre per i giovani tra 25 e 29 anni la disoccupazione dei laureati è al 14,3% rispetto  all'11,3% dei diplomati nelle scuole superiori. 
Il motivo principale ovviamente è da ricercare nella generale e crescente difficoltà occupazionale dei più giovani visto che nel 2011 i disoccupati under 30 erano 1 milione e 128 mila, ma anche nel “recente ingresso nel mercato del lavoro di coloro che hanno prolungato gli studi” come spiegano dall'Istituto di Statistica.
Continua…