Cerca nel blog

lunedì 29 settembre 2014

Ammortizzatori, l'ultimo "regalo" targato Fornero.

Dal mese di ottobre circa 2 milioni di lavoratori delle imprese del settore commercio, artigiano e agricolo troveranno in busta paga l'ultimo "regalo" lasciato dall'ex Ministro Fornero. Si tratta di un prelievo pari allo 0,50% del reddito - a carico per 1/3 del lavoratore e per 2/3 del datore - che andrà ad alimentare il Fondo di solidarietà residuale, aumentando di conseguenza il costo del lavoro. Secondo l'indagine, elaborata per "Libero Quotidiano" dalla Fondazione Studi, il tributo riguarderà quelle imprese con più di 15 e meno 200 dipendenti, che dovranno versare al Fondo anche gli arretrati da gennaio 2014, che porteranno una spesa di 140 euro in più l'anno.

http://www.consulentidellavoro.it/index.php/component/k2/item/1886-ammortizzatori-l-ultimo-regalo-targato-fornero

mercoledì 24 settembre 2014

Nuovo apprendistato

http://www.nuovoapprendistato.gov.it/come.html

Che cos’è

L'apprendistato è un contratto di lavoro a contenuto formativo; è finalizzato a favorire l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso l'acquisizione di un mestiere e/o di una professionalità specifica.


È un “contratto formativo” perché si caratterizza per l'alternanza di momenti lavorativi e momenti di formazione che si svolgono in impresa o all’esterno, presso strutture formative specializzate.


Il contratto di apprendistato dà la possibilità all'azienda di assumere e formare le nuove professionalità ad un costo del lavoro vantaggioso. A fronte di questi vantaggi il datore di lavoro assume l’obbligo di garantire una formazione professionale all’apprendista e di versargli un corrispettivo per l’attività lavorativa svolta.


Il contratto di apprendistato è distinto in tre tipologie:
1.  Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale
2.  Apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere
3.  Apprendistato di alta formazione e ricerca


martedì 23 settembre 2014

Contributo di solidarietà


08/09/2014 - La riforma Fornero fa sentire alcuni dei propri effetti anche a mesi di distanza: uno di questi è il contributo sul fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni, previsto a suo tempo dalla riforma, che lavoratori dipendenti e imprenditori inizieranno a pagare dal mese di settembre. Il contributo è dello 0,5% sulla retribuzione, di cui un terzo è a carico del lavoratore. Dalla busta paga di settembre verranno tolti gli arretrati da gennaio 2014, quindi il calcolo è il seguente: lo 0,5 della retribuzione diviso 3 (il terzo a carico del lavoratore), da moltiplicare poi per 9 (i mesi arretrati).

IL FONDO - Il fondo che dovrebbe sostituire di fatto le prestazione erogate con la cassa in deroga (per la quale, in via di eliminazione a fine 2016, non sono previsti contributi da aziende e lavoratori) si finanzia con “un contributo ordinario dello 0,50% della retribuzione mensile imponibile ai fini previdenziali dei lavoratori dipendenti (esclusi i dirigenti), di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore.
Il contributo avrebbe dovuto essere versato dall’inizio del 2014 ma le modalità sono arrivate solo ora e a settembre non solo si pagheranno gli arretrati (per una retribuzione lorda di 2.000 euro mensili circa 30 euro a carico del lavoratore e 60 per l’impresa) ma si chiederà anche l’1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno.

LA CIRCOLARE - L’articolo 3 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 – ricorda l’Inps – "ha la finalità di assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria". In pratica per le aziende che non sono coperte dalla cassa (come ad esempio quelle commerciali fino a 50 dipendenti) arriverà uno strumento di tutela in caso di sospensione dell’attività lavorativa. Ma la tutela sarà prevista per un periodo più breve di quello della cig. Si potrà ricevere l’assegno per soli tre mesi (prorogabili in via eccezionale fino a 9). "Il fondo – si legge nella circolare – ha l’obbligo del bilancio in pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di disponibilità".


IL CONTRIBUTO ADDIZIONALE - E’ previsto inoltre un contributo addizionale totalmente a carico del datore di lavoro che ricorra alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, calcolato in rapporto alle retribuzioni perse nella misura del 3% per le imprese che occupano fino a 50 dipendenti e del 4,50% per le imprese che occupano più di 50 dipendenti. Dal 2020 il sistema peraltro diventerà ancora più “a consumo”, sottolinea il segretario confederale Uil Guglielmo Loy, con la possibilità per l’azienda di recuperare attraverso le prestazioni ai lavoratori sospesi solo le somme già versate.

AUSTRIA: Articolo 18 e disoccupazione


Senza articolo 18 l’Austria non ha disoccupati
Un mix di welfare, tasse basse sulle imprese, alta innovazione e formazione scolastica in stretto contatto con le esigenze economiche. È il miracolo dell'Austria che, con appena il 4,2% di senza lavoro, è il Paese europeo con la disoccupazione più bassa. Dove si può licenziare senza fornire alcuna motivazione.

Un mix di tasse basse sulle imprese, innovazione, formazione di alto livello e grande flessibilità nel mercato del lavoro. Se vogliamo un ricetta che funziona per un boom occupazionale, basta andare a guardare appena a nord del Brennero. Perché l'Austria, 8 milioni di abitanti, nel febbraio scorso (ultimi dati Eurostat disponibili) si è confermata prima della classe nell'Ue in termine di disoccupazione: appena il 4,2% di senza lavoro, davanti anche all'Olanda, a lungo in testa alla classifica (ora è al 4,9%), e meglio pure dei "cugini" tedeschi (5,7%). E la media dell'eurozona è ben più alta: 10,8% (l'Italia è al 9,3%). Non basta: la piccola repubblica alpina è in forma smagliante anche nel settore della disoccupazione giovanile (16-25 anni), autentica piaga di questi tempi: se l'eurozona ha una media del 21,6% (l'Italia è al 31,9%), la Felix Austria si ferma all'8,3%, appena dietro la prima in classifica, la Germania (8,2%).

«Essenziale - spiega Helmut Hofer, ricercatore dell'Istituto di Alti Studi (IHS) di Vienna, uno dei due maggiori istituti economici austriaci - è la scuola, che incoraggia chi sceglie gli istituti professionali a trovare prestissimo un posto di apprendista. L'offerta è abbondante perché numerose imprese fanno ricorso a questo strumento. Se sono bravi, spesso i giovani vengono poi assunti». Fino al 20% di riduzione d'imposta, del resto, è assicurato alle imprese che effettuano formazione dei ragazzi. Chi ha fatto il liceo andrà invece, per lo più, all'università, con una qualifica media abbastanza elevata, buoni atenei e un rapporto stretto tra questi e l'industria.

«All'estero molti non lo sanno - spiega Hedwig Lutz, esperta di mercato del lavoro dell'altro grande istituto di studi economici del paese, l'Istituto per la ricerca economica di Vienna (Wifo) - ma l'Austria ha industrie molto competitive, ad esempio nel settore dell'indotto dell'auto, che fanno ottimi affari con la Germania e non solo». Basta fare un salto a Linz, per scoprire che la locale università lavora in strettissimo contatto con la Bmw favorendo anche l'indotto austriaco del colosso bavarese. E giganti come Philips o Siemens sono sponsor di vari atenei.

Secondo uno studio della Deutsche Telekom Stiftung, l'Austria è ai primi posti nel mondo per innovazione, alla pari addirittura con gli Usa e, nell'eurozona, dietro (di poco) solo a Germania, Finlandia e Olanda. Questo grazie anche a una politica fiscale che concede sgravi fino al 10% per chi effettua ricerca e innovazione. L'aspetto fiscale, in effetti, conta parecchio. Per le imprese, soprattutto i colossi multinazionali, l'Austria è un paradiso. E si vede: nel Paese hanno sede 303 multinazionali, più di quante se ne contano in tutto l'Est Europa. E circa mille società (tra cui Siemens, Beiersdorf, Hewlett- Packard, Henkel, FedEx) hanno scelto l'Austria come base per tutta l'Europa centro-orientale. Se in questa scelta molto c'entrano infrastrutture e alto livello del personale, è indubbio che il trattamento fiscale ha un ruolo notevole.
Nel 2005 il governo ha tagliato l'imposta sulle persone giuridiche (come la nostra Ires) dal 34% al 25%, l'aliquota più bassa in tutta l'eurozona dopo l'Irlanda. Non basta: ai fini fiscali alle società è concesso di detrarre perdite subite in sedi estere, mentre vengono tassati esclusivamente i profitti realizzati in Austria. In questo modo, secondo i calcoli di vari istituti, la tassazione effettiva delle multinazionali scende intorno al 22 per cento. Non finisce qui. L'Austria, spiega infatti Hofer, «è stata attenta a far sì che i costi salariali seguissero la produttività. Anzi, a dire il vero sono rimasti leggermente al di sotto di questa». É la curva esattamente opposta a quanto accaduto in Italia.

« É così che le nostre imprese - dice ancora l'esperto - sono riuscite a restare molto competitive, persino rispetto alla Germania». Cruciale, dice ancora Lutz, «è però anche la grande flessibilità del mondo del lavoro». Ad esempio sul fronte dell'orario, che è molto elastico e consente anche forme di orari ridotti con compensazioni da parte dello Stato. «Ci sono modalità anche informali - aggiunge Hofer -. Anche se abbiamo anche noi i contratti nazionali di categoria, molte aziende fanno accordi singoli con i dipendenti per ridurre orario e ovviamente paga in momenti di cali di ordinativi, salvo poi riprendere la normalità a emergenza finita».

Un mix di tasse basse sulle imprese, innovazione, formazione di alto livello e grande flessibilità nel mercato del lavoro. Se vogliamo un ricetta che funziona per un boom occupazionale, basta andare a guardare appena a nord del Brennero. Perché l'Austria, 8 milioni di abitanti, nel febbraio scorso (ultimi dati Eurostat disponibili) si è confermata prima della classe nell'Ue in termine di disoccupazione: appena il 4,2% di senza lavoro, davanti anche all'Olanda, a lungo in testa alla classifica (ora è al 4,9%), e meglio pure dei "cugini" tedeschi (5,7%). E la media dell'eurozona è ben più alta: 10,8% (l'Italia è al 9,3%). Non basta: la piccola repubblica alpina è in forma smagliante anche nel settore della disoccupazione giovanile (16-25 anni), autentica piaga di questi tempi: se l'eurozona ha una media del 21,6% (l'Italia è al 31,9%), la Felix Austria si ferma all'8,3%, appena dietro la prima in classifica, la Germania (8,2%).

«Essenziale - spiega Helmut Hofer, ricercatore dell'Istituto di Alti Studi (IHS) di Vienna, uno dei due maggiori istituti economici austriaci - è la scuola, che incoraggia chi sceglie gli istituti professionali a trovare prestissimo un posto di apprendista. L'offerta è abbondante perché numerose imprese fanno ricorso a questo strumento. Se sono bravi, spesso i giovani vengono poi assunti». Fino al 20% di riduzione d'imposta, del resto, è assicurato alle imprese che effettuano formazione dei ragazzi. Chi ha fatto il liceo andrà invece, per lo più, all'università, con una qualifica media abbastanza elevata, buoni atenei e un rapporto stretto tra questi e l'industria.

«All'estero molti non lo sanno - spiega Hedwig Lutz, esperta di mercato del lavoro dell'altro grande istituto di studi economici del paese, l'Istituto per la ricerca economica di Vienna (Wifo) - ma l'Austria ha industrie molto competitive, ad esempio nel settore dell'indotto dell'auto, che fanno ottimi affari con la Germania e non solo». Basta fare un salto a Linz, per scoprire che la locale università lavora in strettissimo contatto con la Bmw favorendo anche l'indotto austriaco del colosso bavarese. E giganti come Philips o Siemens sono sponsor di vari atenei.
Secondo uno studio della Deutsche Telekom Stiftung, l'Austria è ai primi posti nel mondo per innovazione, alla pari addirittura con gli Usa e, nell'eurozona, dietro (di poco) solo a Germania, Finlandia e Olanda. Questo grazie anche a una politica fiscale che concede sgravi fino al 10% per chi effettua ricerca e innovazione. L'aspetto fiscale, in effetti, conta parecchio. Per le imprese, soprattutto i colossi multinazionali, l'Austria è un paradiso. E si vede: nel Paese hanno sede 303 multinazionali, più di quante se ne contano in tutto l'Est Europa. E circa mille società (tra cui Siemens, Beiersdorf, Hewlett- Packard, Henkel, FedEx) hanno scelto l'Austria come base per tutta l'Europa centro-orientale. Se in questa scelta molto c'entrano infrastrutture e alto livello del personale, è indubbio che il trattamento fiscale ha un ruolo notevole.

Nel 2005 il governo ha tagliato l'imposta sulle persone giuridiche (come la nostra Ires) dal 34% al 25%, l'aliquota più bassa in tutta l'eurozona dopo l'Irlanda. Non basta: ai fini fiscali alle società è concesso di detrarre perdite subite in sedi estere, mentre vengono tassati esclusivamente i profitti realizzati in Austria. In questo modo, secondo i calcoli di vari istituti, la tassazione effettiva delle multinazionali scende intorno al 22 per cento. Non finisce qui. L'Austria, spiega infatti Hofer, «è stata attenta a far sì che i costi salariali seguissero la produttività. Anzi, a dire il vero sono rimasti leggermente al di sotto di questa». É la curva esattamente opposta a quanto accaduto in Italia.

« É così che le nostre imprese - dice ancora l'esperto - sono riuscite a restare molto competitive, persino rispetto alla Germania». Cruciale, dice ancora Lutz, «è però anche la grande flessibilità del mondo del lavoro». Ad esempio sul fronte dell'orario, che è molto elastico e consente anche forme di orari ridotti con compensazioni da parte dello Stato. «Ci sono modalità anche informali - aggiunge Hofer -. Anche se abbiamo anche noi i contratti nazionali di categoria, molte aziende fanno accordi singoli con i dipendenti per ridurre orario e ovviamente paga in momenti di cali di ordinativi, salvo poi riprendere la normalità a emergenza finita».

Un clima positivo che paga, evidentemente: secondo il World Competitiveness Yearbook 2011, l'Austria è terza al mondo per motivazione e impegno dei lavoratori, dietro solo a Danimarca e Svizzera, mentre la Germania è all'8° posto, il Giappone al 15°, gli Usa al 21° e l'Italia al 48°. Flessibilità vuol però dire, sottolinea Lutz, che «il datore di lavoro è anche libero di licenziare senza dover fornire alcuna motivazione». L'articolo 18, insomma, in Austria è del tutto sconosciuto. «Questo - prosegue la ricercatrice - incoraggia molto le assunzioni perché l'impresa sa di poter ridurre il personale se necessario».

La normativa austriaca prevede comunque l'obbligo di preavviso, da un minimo di due settimane per gli operai fino a cinque mesi per i dipendenti ultracinquantenni. Dopo c'è un generoso sussidio di disoccupazione e un'ampia offerta di formazione (in parte obbligatoria per chi riceve il sussidio) per riposizionarsi nel mercato del lavoro. La ricetta funziona visto che, sottolinea Hofer, «la disoccupazione di lunga durata praticamente da noi non esiste».
Di recente anche nel "paradiso" austriaco sono però comparsi alcuni problemi. Si diffondono infatti i lavori sottopagati, mentre cresce costantemente il numero di contratti a tempo determinato. Inoltre permane una grossa sperequazione salariale tra donne e uomini e una crescente difficoltà a conciliare lavoro e famiglia, per la riduzione dell'offerta di nidi e scuole materne. L'Italia, però, forse farebbe volentieri a cambio.


lunedì 22 settembre 2014

Nuovo CUD 2015 – cosa cambia per professionisti e collaboratori

Rivoluzione in vista per le dichiarazioni dei redditi 2015: arriverà il CUD anche per i lavoratori autonomi.Ma chi sono i lavoratori autonomi? Sono lavoratori esterni all’azienda che svolgono un’attività intellettuale, artistica e non piccoli imprenditori, nei confronti di un committente, con lavoro proprio e senza vincoli di subordinazione. Rientra quindi nel lavoro autonomo: la collaborazione parasubordinata, il lavoro autonomo occasionale, i professionisti con Partita IVA, il contratto a progetto o gli studi associati intesi come collaborazione tra professionisti iscritti allo stesso o diverso albo professionale. Il nuovo modello CUD 2015 si chiamerà “certificazione unica” e sostituisce dal 2015 il vecchio modello. La novità del CU al posto del CUD e la  bozza della nuova certificazione unica redditi 2014 è stata presentata dall’Agenzia delle Entrate ai rappresentanti delle imprese e ai professionisti.

http://www.dottrinalavoro.it/notizie-c/articolo-cud-2015-cambia-per-professionisti-collaboratori

mercoledì 10 settembre 2014

Indennità di trasferta computata nel TFR. (Corte di Cassazione, Sentenza n° 16142 del 15 Luglio 2014)

L’indennità di trasferta che rappresenti un elemento strutturale della retribuzione (natura retributiva e non a carattere restitutorio come il rimborso spese), va computata nella base di calcolo del TFR. E’ questo quanto deciso dalla Corte di Cassazione, che nella Sentenza n° 16142 del 15 Luglio 2014 accoglie il ricorso di un autotrasportatore contro il suo ex datore di lavoro, colpevole di non aver considerato tali voci nel trattamento di fine rapporto.

Lavoro estero. CO sempre obbligatoria.

Obbligo doppio per i datori di lavoro che intendono assumere e/o trasferire i lavoratori italiani o comuitari all’estero (paesi non UE). In tali casi, a patto che il rapporto di lavoro sia soggetto alla disciplina italiana, l’impresa ha l’obbligo di richiedere la preventiva autorizzazione e inviare il modello Unilav. Il Chiarimento arriva direttamente dalla nota protocollo n. 10039/2014 del Ministero del Lavoro, integrando una recente interpretazione espressa nell’interpello n° 13/2014.

mercoledì 3 settembre 2014

Bonus 80 euro: ecco chi dovra' restituirlo.

http://www.consulentidellavoro.it/index.php/component/k2/item/1722-bonus-80-euro-ecco-chi-dovra-restituirlo
 
Più di 1 milione di lavoratori dipendenti corrono il rischio di restituire gli 80 euro ricevuti in busta paga. Si tratterebbe di un conguaglio insito nel meccanismo di calcolo del bonus, assegnato in base al reddito presunto, che se dovesse risultare più alto, implicherebbe la restituzione dei soldi non dovuti.

Sul Secolo XIX il Presidente di Fondazione Studi Rosario De Luca spiega chi sono i lavoratori a rischio, come accorgersi dell'errore e come tutelarsi.

Pagamenti F24 solo online sopra i mille euro dal 1° ottobre


Cambia per i contribuenti il modo di pagare le imposte, i contributi previdenziali e i premi assicurativi a partire da mercoledì 1° ottobre 2014. Infatti non si potrà più andare fisicamente in banca o in posta (o presso uno sportello di Equitalia) per effettuare il pagamento dei modelli F24 superiori a mille euro ovvero di quelli che utilizzano crediti d'imposta in compensazione: in questi casi si dovrà invece effettuare il pagamento solo in via telematica, cioè trasmettendo via internet il modello F24, tramite i servizi telematici delle Entrate (F24 web, F24 online e F24 cumulativo) o delle banche o delle poste.

A prevederlo è l'articolo 11, comma 2, del decreto legge 66/2014 (decreto «bonus Irpef»), che ha esteso in questo modo a persone fisiche, non imprenditori o professionisti, l'obbligo dell'invio telematico già previsto dal 1° gennaio 2007 per i titolari di partita Iva.

Le eccezioni
Per questi F24 obbligatoriamente telematici, quindi, sarà possibile solo l'addebito nel proprio conto corrente, con la conseguenza che non si potranno più pagare in contanti, con assegni bancari o circolari (in banca, in posta o presso Equitalia), con vaglia cambiari (Equitalia), con bancomat (in banca o presso Equitalia) ovvero con assegni postali, vaglia postali o carta Postamat (in posta).
Il pagamento con un F24 cartaceo, invece, potrà ancora essere effettuato, presso le banche, le poste o uno sportello di Equitalia, unicamente da chi non è titolare di partita Iva se dovrà pagare, senza alcuna compensazione, un modello unificato con un saldo pari o inferiore a mille euro.

Senza connessione
Le novità preoccupano non solo chi non dispone di connessione internet, ma anche chi, pur utilizzando quotidianamente i social network tramite smart-phone, non utilizza i servizi telematici della propria banca (quasi sempre con un canone annuale), né quelli dell'agenzia delle Entrate (gratuiti). Dovranno tuttavia attivarsi prima possibile, ad esempio, quelle persone fisiche che hanno ricevuto dai propri consulenti le deleghe cartacee di pagamento per la rateizzazione di Unico, in scadenza il 31 ottobre e il 1° dicembre, ovvero quelli che dovranno pagare l'acconto Tasi il prossimo 16 ottobre (sempre se l'F24 è superiore a mille euro).

Mezzi di pagamento ridotti
Non saranno contenti neanche quei contribuenti che, avendo il contratto di home banking solo in una banca e non usufruendo dei servizi delle Entrate, dovranno addebitare l'F24 solo nel conto corrente di quella banca, dovendo alimentarlo di volta in volta con versamenti di contanti, assegni o bonifici, derivanti da altri conti. Fino al 30 settembre 2014, invece, è possibile recarsi fisicamente presso la banca dove vi sono i fondi ed effettuare lì l'addebito.

I contanti
Ma oggi si può anche andare in qualsiasi sportello e effettuare il pagamento, ad esempio, con il bancomat (collegato con un altro conto), con un assegno circolare o addirittura in contanti. E ciò anche per importi superiori ai 999,99 euro, relativi alla normativa antiriciclaggio, che vieta il trasferimento di denaro contante «effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi» per importi pari o superiori a mille euro (articolo 49, comma 1 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231), ma non il pagamento in contanti di un F24 oltre questa soglia. Da ottobre, questo denaro (ovvero l'assegno circolare o bancario) dovrà prima essere versato nel conto corrente collegato con i propri servizi home-banking e solo quando vi sarà la disponibilità in conto dei fondi si potrà inviare e addebitare digitalmente il modello di pagamento. Le operazioni di versamento (e/o di prelievo) «di denaro contante richieste da un cliente non concretizzano automaticamente una violazione» delle norme antiriciclaggio (circolari Mef 4 novembre 2011, n. 989136 e Ispettorato generale di finanza 16 gennaio 2012, n. 2/Rgs).

Solo servizi delle Entrate
Ma attenzione: i servizi internet delle banche e delle poste non potranno essere utilizzati se, «per effetto delle compensazioni effettuate, il saldo finale» del modello F24 sarà «di importo pari a zero». In questo caso, infatti, si potranno usare solo i servizi telematici delle Entrate (F24 web, F24 online e F24 cumulativo). Per i quali, peraltro, è prevista anche la possibilità di scegliere di volta in volta il conto corrente bancario o postale di addebito.

 
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2014-09-03/sopra-mille-euro-f24-solo-online-063829.shtml?uuid=

martedì 2 settembre 2014

Borsa immobiliare Parma

http://www.bipar.it/valori.asp

La Borsa Immobiliare di Parma – B.I.PAR., struttura pubblica della Camera di Commercio di Parma, ha come compiti istituzionali quelli di regolamentare, valorizzare e rendere trasparente il mercato immobiliare locale, attraverso la realizzazione di iniziative specifiche che facilitano e rendono più rapido l’incontro tra domanda e offerta sia nella compravendita che nella locazione di immobili, ivi compresa la cessione e l’affitto di aziende.

La B.I.PAR. ha le seguenti finalità:

• valorizzare il mercato immobiliare attraverso l’emanazione e la vigilanza del rispetto di regole e procedure univoche per rendere tale comparto maggiormente trasparente e regolato;

• migliorare la diffusione di informazioni utili alla fruizione di servizi e all’esercizio di diritti da parte di cittadini ed imprese;

• favorire lo scambio telematico di informazioni tra differenti soggetti e organismi, attraverso una piattaforma informatica strutturata in modo da fornire al mercato immobiliare il luogo ideale per l’incontro tra domanda e offerta, rendendo accessibile il servizio di Borsa in tutto il mondo tramite la rete internet.

• garantire la qualificazione degli operatori al fine di fornire professionalità all’utenza che intendesse fruire della B.I.PAR., ovvero della banca dati che consente l’immissione e la visualizzazione, in tempo reale, delle proposte immobiliari tramite internet.


• Promuovere corsi di formazione volti a migliorare la professionalità e la conoscenza degli Operatori immobiliari Accreditati.

lunedì 1 settembre 2014