http://www.consulentidellavoro.it/index.php/component/k2/item/1886-ammortizzatori-l-ultimo-regalo-targato-fornero
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lunedì 29 settembre 2014
Ammortizzatori, l'ultimo "regalo" targato Fornero.
Dal
mese di ottobre circa 2 milioni di lavoratori delle imprese del settore
commercio, artigiano e agricolo troveranno in busta paga l'ultimo
"regalo" lasciato dall'ex Ministro Fornero. Si tratta di un prelievo
pari allo 0,50% del reddito - a carico per 1/3 del lavoratore e per 2/3 del
datore - che andrà ad alimentare il Fondo di solidarietà residuale, aumentando
di conseguenza il costo del lavoro. Secondo l'indagine, elaborata per
"Libero Quotidiano" dalla Fondazione Studi, il tributo riguarderà
quelle imprese con più di 15 e meno 200 dipendenti, che dovranno versare al
Fondo anche gli arretrati da gennaio 2014, che porteranno una spesa di 140 euro
in più l'anno.
http://www.consulentidellavoro.it/index.php/component/k2/item/1886-ammortizzatori-l-ultimo-regalo-targato-fornero
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mercoledì 24 settembre 2014
Nuovo apprendistato
http://www.nuovoapprendistato.gov.it/come.html
L'apprendistato è un contratto di lavoro a contenuto formativo; è finalizzato a favorire l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso l'acquisizione di un mestiere e/o di una professionalità specifica.
Che cos’è
L'apprendistato è un contratto di lavoro a contenuto formativo; è finalizzato a favorire l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso l'acquisizione di un mestiere e/o di una professionalità specifica.
È
un “contratto formativo” perché si caratterizza per l'alternanza di
momenti lavorativi e momenti di formazione che si svolgono in impresa o
all’esterno, presso strutture formative specializzate.
Il
contratto di apprendistato dà la possibilità all'azienda di assumere e
formare le nuove professionalità ad un costo del lavoro vantaggioso. A
fronte di questi vantaggi il datore di lavoro assume l’obbligo di
garantire una formazione professionale all’apprendista e di versargli un
corrispettivo per l’attività lavorativa svolta.
Il
contratto di apprendistato è distinto in tre tipologie:
1. Apprendistato per la qualifica e per il
diploma professionale
2. Apprendistato professionalizzante o contratto
di mestiere
3. Apprendistato di alta formazione e ricerca
martedì 23 settembre 2014
Contributo di solidarietà
08/09/2014 - La riforma
Fornero fa
sentire alcuni dei propri effetti anche a mesi di distanza: uno di questi è il contributo
sul fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa
integrazione guadagni, previsto a suo tempo dalla riforma, che lavoratori
dipendenti e imprenditori inizieranno a pagare dal mese di settembre. Il
contributo è dello 0,5% sulla retribuzione, di cui un terzo è a carico del
lavoratore. Dalla busta paga di settembre verranno tolti gli arretrati da
gennaio 2014, quindi il calcolo è il seguente: lo 0,5 della retribuzione diviso
3 (il terzo a carico del lavoratore), da moltiplicare poi per 9 (i mesi
arretrati).
IL FONDO - Il fondo che dovrebbe sostituire di fatto le prestazione
erogate con la cassa in deroga (per la quale, in via di eliminazione a fine
2016, non sono previsti contributi da aziende e lavoratori) si finanzia con “un
contributo ordinario dello 0,50% della retribuzione mensile imponibile ai fini
previdenziali dei lavoratori dipendenti (esclusi i dirigenti), di cui due terzi
a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore.
Il contributo avrebbe dovuto
essere versato dall’inizio del 2014 ma le modalità sono arrivate solo ora e a
settembre non solo si pagheranno gli arretrati (per una retribuzione lorda di
2.000 euro mensili circa 30 euro a carico del lavoratore e 60 per l’impresa) ma
si chiederà anche l’1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno.
LA CIRCOLARE - L’articolo
3 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 – ricorda l’Inps – "ha la finalità di
assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti
dalla normativa in materia d’integrazione salariale una tutela in costanza di
rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa
per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale
ordinaria o straordinaria". In pratica per le aziende che non sono coperte
dalla cassa (come ad esempio quelle commerciali fino a 50 dipendenti) arriverà
uno strumento di tutela in caso di sospensione dell’attività lavorativa. Ma la
tutela sarà prevista per un periodo più breve di quello della cig. Si potrà
ricevere l’assegno per soli tre mesi (prorogabili in via eccezionale fino a 9).
"Il fondo – si legge nella circolare – ha l’obbligo del bilancio in
pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di disponibilità".
IL CONTRIBUTO ADDIZIONALE - E’
previsto inoltre un contributo addizionale totalmente a carico del datore di
lavoro che ricorra alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa,
calcolato in rapporto alle retribuzioni perse nella misura del 3% per le
imprese che occupano fino a 50 dipendenti e del 4,50% per le imprese che occupano
più di 50 dipendenti. Dal 2020 il sistema peraltro diventerà ancora più “a
consumo”, sottolinea il segretario confederale Uil Guglielmo Loy, con la
possibilità per l’azienda di recuperare attraverso le prestazioni ai lavoratori
sospesi solo le somme già versate.
AUSTRIA: Articolo 18 e disoccupazione
Senza articolo 18 l’Austria non ha disoccupati
Un
mix di welfare, tasse basse sulle imprese, alta innovazione e formazione
scolastica in stretto contatto con le esigenze economiche. È il miracolo
dell'Austria che, con appena il 4,2% di senza lavoro, è il Paese europeo con la
disoccupazione più bassa. Dove si può licenziare senza fornire alcuna
motivazione.
Un
mix di tasse basse sulle imprese, innovazione, formazione di alto livello e
grande flessibilità nel mercato del lavoro. Se vogliamo un ricetta che funziona
per un boom occupazionale, basta andare a guardare appena a nord del Brennero.
Perché l'Austria, 8 milioni di abitanti, nel febbraio scorso (ultimi dati
Eurostat disponibili) si è confermata prima della classe nell'Ue in termine di
disoccupazione: appena il 4,2% di senza lavoro, davanti anche all'Olanda, a
lungo in testa alla classifica (ora è al 4,9%), e meglio pure dei
"cugini" tedeschi (5,7%). E la media dell'eurozona è ben più alta:
10,8% (l'Italia è al 9,3%). Non basta: la piccola repubblica alpina è in forma
smagliante anche nel settore della disoccupazione giovanile (16-25 anni), autentica
piaga di questi tempi: se l'eurozona ha una media del 21,6% (l'Italia è al
31,9%), la Felix Austria si ferma all'8,3%, appena dietro la prima in
classifica, la Germania (8,2%).
«Essenziale
- spiega Helmut Hofer, ricercatore dell'Istituto di Alti Studi (IHS) di Vienna,
uno dei due maggiori istituti economici austriaci - è la scuola, che incoraggia
chi sceglie gli istituti professionali a trovare prestissimo un posto di
apprendista. L'offerta è abbondante perché numerose imprese fanno ricorso a
questo strumento. Se sono bravi, spesso i giovani vengono poi assunti». Fino al
20% di riduzione d'imposta, del resto, è assicurato alle imprese che effettuano
formazione dei ragazzi. Chi ha fatto il liceo andrà invece, per lo più,
all'università, con una qualifica media abbastanza elevata, buoni atenei e un
rapporto stretto tra questi e l'industria.
«All'estero
molti non lo sanno - spiega Hedwig Lutz, esperta di mercato del lavoro dell'altro
grande istituto di studi economici del paese, l'Istituto per la ricerca
economica di Vienna (Wifo) - ma l'Austria ha industrie molto competitive, ad
esempio nel settore dell'indotto dell'auto, che fanno ottimi affari con la
Germania e non solo». Basta fare un salto a Linz, per scoprire che la locale
università lavora in strettissimo contatto con la Bmw favorendo anche l'indotto
austriaco del colosso bavarese. E giganti come Philips o Siemens sono sponsor
di vari atenei.
Secondo
uno studio della Deutsche Telekom Stiftung, l'Austria è ai primi posti nel
mondo per innovazione, alla pari addirittura con gli Usa e, nell'eurozona,
dietro (di poco) solo a Germania, Finlandia e Olanda. Questo grazie anche a una
politica fiscale che concede sgravi fino al 10% per chi effettua ricerca e innovazione. L'aspetto
fiscale, in effetti, conta parecchio. Per le imprese, soprattutto i colossi
multinazionali, l'Austria è un paradiso. E si vede: nel Paese hanno sede 303
multinazionali, più di quante se ne contano in tutto l'Est Europa. E circa mille
società (tra cui Siemens, Beiersdorf, Hewlett- Packard, Henkel, FedEx) hanno
scelto l'Austria come base per tutta l'Europa centro-orientale. Se in questa
scelta molto c'entrano infrastrutture e alto livello del personale, è indubbio
che il trattamento fiscale ha un ruolo notevole.
Nel
2005 il governo ha tagliato l'imposta sulle persone giuridiche (come la
nostra Ires) dal 34% al 25%, l'aliquota più bassa in tutta l'eurozona dopo
l'Irlanda. Non basta: ai fini fiscali alle società è concesso di detrarre
perdite subite in sedi estere, mentre vengono tassati esclusivamente i profitti
realizzati in Austria. In questo modo, secondo i calcoli di vari istituti, la tassazione
effettiva delle multinazionali scende intorno al 22 per cento. Non finisce
qui. L'Austria, spiega infatti Hofer, «è stata attenta a far sì che i costi
salariali seguissero la produttività. Anzi, a dire il vero sono rimasti
leggermente al di sotto di questa». É la curva esattamente opposta a
quanto accaduto in Italia.
«
É così che le nostre imprese - dice ancora l'esperto - sono riuscite a restare
molto competitive, persino rispetto alla Germania». Cruciale, dice ancora Lutz,
«è però anche la grande flessibilità del mondo del lavoro». Ad esempio sul
fronte dell'orario, che è molto elastico e consente anche forme di orari
ridotti con compensazioni da parte dello Stato. «Ci sono modalità anche
informali - aggiunge Hofer -. Anche se abbiamo anche noi i contratti nazionali
di categoria, molte aziende fanno accordi singoli con i dipendenti per ridurre
orario e ovviamente paga in momenti di cali di ordinativi, salvo poi riprendere
la normalità a emergenza finita».
Un mix di tasse basse sulle imprese,
innovazione, formazione di alto livello e grande flessibilità nel mercato del
lavoro. Se vogliamo un ricetta che funziona per un boom occupazionale, basta
andare a guardare appena a nord del Brennero. Perché l'Austria, 8 milioni di
abitanti, nel febbraio scorso (ultimi dati Eurostat disponibili) si è
confermata prima della classe nell'Ue in termine di disoccupazione: appena il
4,2% di senza lavoro, davanti anche all'Olanda, a lungo in testa alla
classifica (ora è al 4,9%), e meglio pure dei "cugini" tedeschi
(5,7%). E la media dell'eurozona è ben più alta: 10,8% (l'Italia è al 9,3%).
Non basta: la piccola repubblica alpina è in forma smagliante anche nel settore
della disoccupazione giovanile (16-25 anni), autentica piaga di questi tempi:
se l'eurozona ha una media del 21,6% (l'Italia è al 31,9%), la Felix Austria si
ferma all'8,3%, appena dietro la prima in classifica, la Germania (8,2%).
«Essenziale
- spiega Helmut Hofer, ricercatore dell'Istituto di Alti Studi (IHS) di Vienna,
uno dei due maggiori istituti economici austriaci - è la scuola, che incoraggia
chi sceglie gli istituti professionali a trovare prestissimo un posto di
apprendista. L'offerta è abbondante perché numerose imprese fanno ricorso a
questo strumento. Se sono bravi, spesso i giovani vengono poi assunti». Fino al
20% di riduzione d'imposta, del resto, è assicurato alle imprese che effettuano
formazione dei ragazzi. Chi ha fatto il liceo andrà invece, per lo più,
all'università, con una qualifica media abbastanza elevata, buoni atenei e un
rapporto stretto tra questi e l'industria.
«All'estero
molti non lo sanno - spiega Hedwig Lutz, esperta di mercato del lavoro dell'altro
grande istituto di studi economici del paese, l'Istituto per la ricerca
economica di Vienna (Wifo) - ma l'Austria ha industrie molto competitive, ad
esempio nel settore dell'indotto dell'auto, che fanno ottimi affari con la
Germania e non solo». Basta fare un salto a Linz, per scoprire che la locale
università lavora in strettissimo contatto con la Bmw favorendo anche l'indotto
austriaco del colosso bavarese. E giganti come Philips o Siemens sono sponsor
di vari atenei.
Secondo
uno studio della Deutsche Telekom Stiftung, l'Austria è ai primi posti nel
mondo per innovazione, alla pari addirittura con gli Usa e, nell'eurozona,
dietro (di poco) solo a Germania, Finlandia e Olanda. Questo grazie anche a una
politica fiscale che concede sgravi fino al 10% per chi effettua ricerca e
innovazione. L'aspetto fiscale, in effetti, conta parecchio. Per le
imprese, soprattutto i colossi multinazionali, l'Austria è un paradiso. E si
vede: nel Paese hanno sede 303 multinazionali, più di quante se ne contano in
tutto l'Est Europa. E circa mille società (tra cui Siemens, Beiersdorf,
Hewlett- Packard, Henkel, FedEx) hanno scelto l'Austria come base per tutta
l'Europa centro-orientale. Se in questa scelta molto c'entrano infrastrutture e
alto livello del personale, è indubbio che il trattamento fiscale ha un ruolo
notevole.
Nel
2005 il governo ha tagliato l'imposta sulle persone giuridiche (come la
nostra Ires) dal 34% al 25%, l'aliquota più bassa in tutta l'eurozona dopo
l'Irlanda. Non basta: ai fini fiscali alle società è concesso di detrarre
perdite subite in sedi estere, mentre vengono tassati esclusivamente i profitti
realizzati in Austria. In questo modo, secondo i calcoli di vari istituti, la
tassazione effettiva delle multinazionali scende intorno al 22 per cento. Non
finisce qui. L'Austria, spiega infatti Hofer, «è stata attenta a far sì che i
costi salariali seguissero la produttività. Anzi, a dire il vero sono rimasti
leggermente al di sotto di questa». É la curva esattamente opposta a
quanto accaduto in Italia.
«
É così che le nostre imprese - dice ancora l'esperto - sono riuscite a restare
molto competitive, persino rispetto alla Germania». Cruciale, dice ancora Lutz,
«è però anche la grande flessibilità del mondo del lavoro». Ad esempio sul
fronte dell'orario, che è molto elastico e consente anche forme di orari
ridotti con compensazioni da parte dello Stato. «Ci sono modalità anche
informali - aggiunge Hofer -. Anche se abbiamo anche noi i contratti nazionali
di categoria, molte aziende fanno accordi singoli con i dipendenti per ridurre
orario e ovviamente paga in momenti di cali di ordinativi, salvo poi riprendere
la normalità a emergenza finita».
Un
clima positivo che paga, evidentemente: secondo il World Competitiveness
Yearbook 2011, l'Austria è terza al mondo per motivazione e impegno dei
lavoratori, dietro solo a Danimarca e Svizzera, mentre la Germania è all'8°
posto, il Giappone al 15°, gli Usa al 21° e l'Italia al 48°. Flessibilità vuol
però dire, sottolinea Lutz, che «il datore di lavoro è anche libero di
licenziare senza dover fornire alcuna motivazione». L'articolo 18, insomma, in
Austria è del tutto sconosciuto. «Questo - prosegue la ricercatrice -
incoraggia molto le assunzioni perché l'impresa sa di poter ridurre il
personale se necessario».
La
normativa austriaca prevede comunque l'obbligo di preavviso, da un minimo di
due settimane per gli operai fino a cinque mesi per i dipendenti
ultracinquantenni. Dopo c'è un generoso sussidio di disoccupazione e un'ampia
offerta di formazione (in parte obbligatoria per chi riceve il sussidio) per
riposizionarsi nel mercato del lavoro. La ricetta funziona visto che,
sottolinea Hofer, «la disoccupazione di lunga durata praticamente da noi non
esiste».
Di
recente anche nel "paradiso" austriaco sono però comparsi alcuni
problemi. Si diffondono infatti i lavori sottopagati, mentre cresce
costantemente il numero di contratti a tempo determinato. Inoltre permane una
grossa sperequazione salariale tra donne e uomini e una crescente difficoltà a
conciliare lavoro e famiglia, per la riduzione dell'offerta di nidi e scuole
materne. L'Italia, però, forse farebbe volentieri a cambio.
lunedì 22 settembre 2014
Nuovo CUD 2015 – cosa cambia per professionisti e collaboratori
“Rivoluzione in vista per le dichiarazioni dei
redditi 2015: arriverà il CUD anche per i lavoratori autonomi.Ma
chi sono i lavoratori autonomi? Sono lavoratori esterni all’azienda che
svolgono un’attività intellettuale, artistica e non piccoli imprenditori, nei
confronti di un committente, con lavoro proprio e senza vincoli di
subordinazione. Rientra quindi nel lavoro autonomo: la collaborazione
parasubordinata, il lavoro autonomo occasionale, i professionisti con
Partita IVA, il contratto a progetto o gli studi associati intesi come
collaborazione tra professionisti iscritti allo stesso o diverso albo
professionale. Il nuovo modello CUD 2015 si chiamerà “certificazione
unica” e sostituisce dal 2015 il vecchio modello. La novità del CU al posto
del CUD e la bozza della nuova certificazione unica redditi 2014 è stata
presentata dall’Agenzia delle Entrate ai rappresentanti delle imprese e ai
professionisti.“
http://www.dottrinalavoro.it/notizie-c/articolo-cud-2015-cambia-per-professionisti-collaboratori
http://www.dottrinalavoro.it/notizie-c/articolo-cud-2015-cambia-per-professionisti-collaboratori
mercoledì 10 settembre 2014
Indennità di trasferta computata nel TFR. (Corte di Cassazione, Sentenza n° 16142 del 15 Luglio 2014)
L’indennità
di trasferta che rappresenti un elemento strutturale della retribuzione (natura
retributiva e non a carattere restitutorio come il rimborso spese), va
computata nella base di calcolo del TFR. E’ questo quanto deciso dalla Corte di
Cassazione, che nella Sentenza n° 16142 del 15 Luglio 2014 accoglie il ricorso
di un autotrasportatore contro il suo ex datore di lavoro, colpevole di non
aver considerato tali voci nel trattamento di fine rapporto.
Lavoro estero. CO sempre obbligatoria.
Obbligo
doppio per i datori di lavoro che intendono assumere e/o trasferire i
lavoratori italiani o comuitari all’estero (paesi non UE). In tali casi, a
patto che il rapporto di lavoro sia soggetto alla disciplina italiana,
l’impresa ha l’obbligo di richiedere la preventiva autorizzazione e inviare il
modello Unilav. Il Chiarimento arriva direttamente dalla nota protocollo n.
10039/2014 del Ministero del Lavoro, integrando una recente interpretazione
espressa nell’interpello n° 13/2014.
mercoledì 3 settembre 2014
Bonus 80 euro: ecco chi dovra' restituirlo.
http://www.consulentidellavoro.it/index.php/component/k2/item/1722-bonus-80-euro-ecco-chi-dovra-restituirlo
Più di 1 milione di lavoratori
dipendenti corrono il rischio di restituire gli 80 euro ricevuti in busta paga.
Si tratterebbe di un conguaglio insito nel meccanismo di calcolo del bonus,
assegnato in base al reddito presunto, che se dovesse risultare più alto,
implicherebbe la restituzione dei soldi non dovuti.
Sul Secolo XIX
il Presidente di Fondazione Studi Rosario De Luca spiega chi sono i lavoratori
a rischio, come accorgersi dell'errore e come tutelarsi.
Pagamenti F24 solo online sopra i mille euro dal 1° ottobre
Cambia per i contribuenti il modo di pagare le
imposte, i contributi previdenziali e i premi assicurativi a partire da
mercoledì 1° ottobre 2014. Infatti non si potrà più andare fisicamente in banca
o in posta (o presso uno sportello di Equitalia) per effettuare il pagamento
dei modelli F24 superiori a mille euro ovvero di quelli che utilizzano crediti
d'imposta in compensazione: in questi casi si dovrà invece effettuare il
pagamento solo in via telematica, cioè trasmettendo via internet il modello
F24, tramite i servizi telematici delle Entrate (F24 web, F24 online e F24
cumulativo) o delle banche o delle poste.
A prevederlo è l'articolo 11, comma 2, del decreto
legge 66/2014 (decreto «bonus Irpef»), che ha esteso in questo modo a persone
fisiche, non imprenditori o professionisti, l'obbligo dell'invio telematico già
previsto dal 1° gennaio 2007 per i titolari di partita Iva.
Le eccezioni
Per questi F24 obbligatoriamente telematici, quindi, sarà possibile solo l'addebito nel proprio conto corrente, con la conseguenza che non si potranno più pagare in contanti, con assegni bancari o circolari (in banca, in posta o presso Equitalia), con vaglia cambiari (Equitalia), con bancomat (in banca o presso Equitalia) ovvero con assegni postali, vaglia postali o carta Postamat (in posta).
Il pagamento con un F24 cartaceo, invece, potrà ancora essere effettuato, presso le banche, le poste o uno sportello di Equitalia, unicamente da chi non è titolare di partita Iva se dovrà pagare, senza alcuna compensazione, un modello unificato con un saldo pari o inferiore a mille euro.
Per questi F24 obbligatoriamente telematici, quindi, sarà possibile solo l'addebito nel proprio conto corrente, con la conseguenza che non si potranno più pagare in contanti, con assegni bancari o circolari (in banca, in posta o presso Equitalia), con vaglia cambiari (Equitalia), con bancomat (in banca o presso Equitalia) ovvero con assegni postali, vaglia postali o carta Postamat (in posta).
Il pagamento con un F24 cartaceo, invece, potrà ancora essere effettuato, presso le banche, le poste o uno sportello di Equitalia, unicamente da chi non è titolare di partita Iva se dovrà pagare, senza alcuna compensazione, un modello unificato con un saldo pari o inferiore a mille euro.
Senza connessione
Le novità preoccupano non solo chi non dispone di connessione internet, ma anche chi, pur utilizzando quotidianamente i social network tramite smart-phone, non utilizza i servizi telematici della propria banca (quasi sempre con un canone annuale), né quelli dell'agenzia delle Entrate (gratuiti). Dovranno tuttavia attivarsi prima possibile, ad esempio, quelle persone fisiche che hanno ricevuto dai propri consulenti le deleghe cartacee di pagamento per la rateizzazione di Unico, in scadenza il 31 ottobre e il 1° dicembre, ovvero quelli che dovranno pagare l'acconto Tasi il prossimo 16 ottobre (sempre se l'F24 è superiore a mille euro).
Le novità preoccupano non solo chi non dispone di connessione internet, ma anche chi, pur utilizzando quotidianamente i social network tramite smart-phone, non utilizza i servizi telematici della propria banca (quasi sempre con un canone annuale), né quelli dell'agenzia delle Entrate (gratuiti). Dovranno tuttavia attivarsi prima possibile, ad esempio, quelle persone fisiche che hanno ricevuto dai propri consulenti le deleghe cartacee di pagamento per la rateizzazione di Unico, in scadenza il 31 ottobre e il 1° dicembre, ovvero quelli che dovranno pagare l'acconto Tasi il prossimo 16 ottobre (sempre se l'F24 è superiore a mille euro).
Mezzi di pagamento ridotti
Non saranno contenti neanche quei contribuenti che, avendo il contratto di home banking solo in una banca e non usufruendo dei servizi delle Entrate, dovranno addebitare l'F24 solo nel conto corrente di quella banca, dovendo alimentarlo di volta in volta con versamenti di contanti, assegni o bonifici, derivanti da altri conti. Fino al 30 settembre 2014, invece, è possibile recarsi fisicamente presso la banca dove vi sono i fondi ed effettuare lì l'addebito.
Non saranno contenti neanche quei contribuenti che, avendo il contratto di home banking solo in una banca e non usufruendo dei servizi delle Entrate, dovranno addebitare l'F24 solo nel conto corrente di quella banca, dovendo alimentarlo di volta in volta con versamenti di contanti, assegni o bonifici, derivanti da altri conti. Fino al 30 settembre 2014, invece, è possibile recarsi fisicamente presso la banca dove vi sono i fondi ed effettuare lì l'addebito.
I contanti
Ma oggi si può anche andare in qualsiasi sportello e effettuare il pagamento, ad esempio, con il bancomat (collegato con un altro conto), con un assegno circolare o addirittura in contanti. E ciò anche per importi superiori ai 999,99 euro, relativi alla normativa antiriciclaggio, che vieta il trasferimento di denaro contante «effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi» per importi pari o superiori a mille euro (articolo 49, comma 1 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231), ma non il pagamento in contanti di un F24 oltre questa soglia. Da ottobre, questo denaro (ovvero l'assegno circolare o bancario) dovrà prima essere versato nel conto corrente collegato con i propri servizi home-banking e solo quando vi sarà la disponibilità in conto dei fondi si potrà inviare e addebitare digitalmente il modello di pagamento. Le operazioni di versamento (e/o di prelievo) «di denaro contante richieste da un cliente non concretizzano automaticamente una violazione» delle norme antiriciclaggio (circolari Mef 4 novembre 2011, n. 989136 e Ispettorato generale di finanza 16 gennaio 2012, n. 2/Rgs).
Ma oggi si può anche andare in qualsiasi sportello e effettuare il pagamento, ad esempio, con il bancomat (collegato con un altro conto), con un assegno circolare o addirittura in contanti. E ciò anche per importi superiori ai 999,99 euro, relativi alla normativa antiriciclaggio, che vieta il trasferimento di denaro contante «effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi» per importi pari o superiori a mille euro (articolo 49, comma 1 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231), ma non il pagamento in contanti di un F24 oltre questa soglia. Da ottobre, questo denaro (ovvero l'assegno circolare o bancario) dovrà prima essere versato nel conto corrente collegato con i propri servizi home-banking e solo quando vi sarà la disponibilità in conto dei fondi si potrà inviare e addebitare digitalmente il modello di pagamento. Le operazioni di versamento (e/o di prelievo) «di denaro contante richieste da un cliente non concretizzano automaticamente una violazione» delle norme antiriciclaggio (circolari Mef 4 novembre 2011, n. 989136 e Ispettorato generale di finanza 16 gennaio 2012, n. 2/Rgs).
Solo servizi delle Entrate
Ma attenzione: i servizi internet delle banche e delle poste non potranno essere utilizzati se, «per effetto delle compensazioni effettuate, il saldo finale» del modello F24 sarà «di importo pari a zero». In questo caso, infatti, si potranno usare solo i servizi telematici delle Entrate (F24 web, F24 online e F24 cumulativo). Per i quali, peraltro, è prevista anche la possibilità di scegliere di volta in volta il conto corrente bancario o postale di addebito.
Ma attenzione: i servizi internet delle banche e delle poste non potranno essere utilizzati se, «per effetto delle compensazioni effettuate, il saldo finale» del modello F24 sarà «di importo pari a zero». In questo caso, infatti, si potranno usare solo i servizi telematici delle Entrate (F24 web, F24 online e F24 cumulativo). Per i quali, peraltro, è prevista anche la possibilità di scegliere di volta in volta il conto corrente bancario o postale di addebito.
martedì 2 settembre 2014
Borsa immobiliare Parma
http://www.bipar.it/valori.asp
La Borsa
Immobiliare di Parma –
B.I.PAR., struttura pubblica della Camera di Commercio di Parma, ha come
compiti istituzionali quelli di regolamentare, valorizzare e rendere
trasparente il mercato immobiliare locale, attraverso la realizzazione di
iniziative specifiche che facilitano e rendono più rapido l’incontro tra
domanda e offerta sia nella compravendita che nella locazione di immobili, ivi
compresa la cessione e l’affitto di aziende.
La B.I.PAR. ha le seguenti finalità:
• valorizzare il mercato immobiliare attraverso l’emanazione e la
vigilanza del rispetto di regole e procedure univoche per rendere tale comparto
maggiormente trasparente e regolato;
• migliorare la diffusione di info rmazioni
utili alla fruizione di servizi e all’esercizio di diritti da parte di
cittadini ed imprese;
• favorire lo scambio telematico di info rmazioni
tra differenti soggetti e organismi, attraverso una piattaforma info rmatica
strutturata in modo da fornire al mercato immobiliare il luogo ideale per
l’incontro tra domanda e offerta, rendendo accessibile il servizio di Borsa in
tutto il mondo tramite la rete internet.
• garantire la qualificazione degli operatori al fine di fornire
professionalità all’utenza che intendesse fruire della B.I.PAR., ovvero della
banca dati che consente l’immissione e la visualizzazione, in tempo reale,
delle proposte immobiliari tramite internet.
• Promuovere corsi di formazione volti a migliorare la professionalità e
la conoscenza degli Operatori immobiliari Accreditati.
lunedì 1 settembre 2014
ITALIA: Passo dopo Passo
Il governo presenta il sito http://passodopopasso.italia.it/ dove si potrà monitorare l'operato del governo nei prossimi 1.000 giorni.
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